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Come la scorta protegge Papa Francesco

Papa Francesco

Il 31 dicembre una donna aveva strattonato e tirato a se Papa Francesco, in quell'occasione in molti hanno criticato il lavoro della scorta.

Papa Francesco vive costantemente in mezzo alle folle, ma come lavora la sua scorta per proteggerlo? Fanpage ha intervistato un ex commissario di Polizia, responsabile tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila della protezione di Giovanni Paolo II.

Come lavora la scorta di Papa Francesco

È ancora nelle mente di tutti la sera del 31 dicembre. Quando una donna ha afferrato per un braccio e strattonato Papa Francesco innescando la rabbia del pontefice e portandolo a tirare un paio di colpetti sulla mano della fedele per liberarsi. Immediate sono state poi le sue scuse. “Leggo molte critiche al Papa per un gesto che è stato umanissimo e normale – racconta l’ex responsabile della protezione a Fanpage -. Io penso che quella donna abbia ecceduto nell’entusiasmo, che il suo sia stato un gesto egoista nei confronti di un uomo che, va ricordato, è comunque un anziano oltre che un leader politico e spirituale”.

Il lavoro della scorta non è per niente facile: ” Gli uomini della scorta hanno soprattutto il compito di proteggerlo dagli eccessi di entusiasmo, sempre possibili nei confronti di un uomo che – piaccia o no – ha interpretato il suo mandato in modo popolare, e che per questo ama fondersi in mezzo ai fedeli. Papa Francesco è molto vivace, si muove diversamente dai suoi predecessori, adora stare in mezzo alla gente. Quello della donna è stato un piccolo gesto da “ultras”, ma niente di più. Tutte le persone che accedono a piazza San Pietro o nella basilica vengono perquisite; nessuno può portare armi o altri oggetti pericolosi, ma non possiamo perquisire i cervelli di migliaia di fedeli né sapere se tenteranno di avvicinarsi eccessivamente al Papa. Per questo gli uomini che scortano un pontefice devono soprattutto essere attenti e molto concentrati per intervenire tempestivamente quando necessario.”

Il lavoro meticoloso

“Si tratta di professionisti addestrati specificamente a proteggere personalità. Non occorre essere dei palestrati, ma si deve essere in grado di immobilizzare una persona se necessario. Per questo, però, occorre molta concentrazione, capacità di non farti distrarre dalla folla o dalle telecamere, non bisogna mai perdere di vista il Papa. Non occorre intervenire in modo eclatante. Moderazione, metodo, invisibilità sono le caratteristiche più importanti. Si tratta di un lavoro complesso riorganizzato a partire dal 1985 dal prefetto Enrico Marinelli. Prima di allora il livello di protezione al Papa non era adeguato ed era ben lontano dagli standard di oggi, tant’è vero che Ali Ağca riuscì ad arrivare a Piazza San Pietro armato ed indisturbato“.

Molte cose ora sono cambiate: “Dopo l’attentato si fissarono degli standard di protezione molto elevati, a partir dal controllo di tutti quelli che accedono a piazza San Pietro o nella Basilica: la scorta del Papa all’interno delle mura vaticane è affidata alle Guardie Svizzere, ma quando il Pontefice si sposta in territorio italiano la responsabilità passa all’ispettorato generale di pubblica sicurezza. Il criterio di massima, comunque, è che si “trasla” San Pietro ovunque: nessuno può avvicinarsi al Papa armato, tutti vengono controllati con i metal detector, i soggetti sospetti vengono tenuti alla larga. Il livello di efficienza è massimo: non a caso, pur essendo uno degli uomini più potenti del mondo, non non ci sono stati dopo il 1981 attentati al Papa”.