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Strage della Uno bianca: Bologna ricorda Mitilini, Stefanini e Moneta

strage uno bianca

La strage della Banda della Uno bianca è ricordata con un post su Facebook della Città metropolitana di Bologna: morirono tre carabinieri.

Tra il 1987 e l’autunno del 1994 la Banda della Uno bianca mise a segno una serie di colpi che causarono la morte di 24 persone e il ferimento di oltre 100. Alberto Savi, uno dei fratelli (gli altri sono Roberto e Fabio), ha usufruito di un permesso premio per Natale che gli ha permesso di vedere la sua famiglia. Tuttavia, non appena terminati i festeggiamenti, l’ex poliziotto è tornato nel carcere di Padova dove sta scontando l’ergastolo.

Il 4 gennaio a Bologna, inoltre, si tiene il ricordo del sacrificio dei carabinieri Mauro Mitilini, Otello Stefanini e Andrea Moneta. I tre militari sono rimasti vittime della strage del Pilastro del 1991, messa in atto proprio dalla Banda della Uno bianca.

Bologna, strage della Uno bianca

“Il 4 gennaio 1991, verso le 22, al Villaggio del Pilastro a Bologna, la Banda della Uno bianca attacca una pattuglia dell’Arma dei Carabinieri. All’altezza delle Torri, in via Casini, l’auto della banda viene sorpassata dalla pattuglia dall’Arma, i banditi pensano a un tentativo di registrare i numeri di targa e decidono di uccidere i carabinieri. Sotto i colpi della banda muoiono Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini“. Quella che verrà ricordata come la strage della Uno bianca è ricordata con un post su Facebook della Città metropolitana di Bologna.

Il Presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della Uno bianca, Rosanna Zecchi, ha ricordato le tre vittime. “La nostra è una battaglia contro i mulini a vento: più diciamo che non riusciremo mai a perdonare i killer della Uno Bianca e più li fanno uscire”. “Sono convinta che non sono pentiti – ha proseguito ancora -, alcuni feriti ancora mi chiamano per dirmi che hanno paura di poterli incontrare in strada. La nostra non è una battaglia personale, ma in difesa della società civile”.

Rispetto ai permessi premio, infine, si esprime così: “Capisco che chi ha rubato un pezzo di pane possa usufruire di permessi per uscire o di altri benefici in carcere, ma per gli assassini non dovrebbe essere così, questo non è possibile. Già è uscito Marino Occhipinti, che è definitivamente libero, ora prima o poi lo faranno tutti. Ma la giustizia dov’è?”.

Permesso premio per Alberto

Alberto Savi ha raggiunto la sua famiglia per Natale dopo aver ottenuto un permesso premio. Il suo avvocato, Anna Maria Marin, però, ha chiarito: “Il suo comportamento viene valutato costantemente. In carcere prosegue a lavorare con una cooperativa”. Non si tratta del primo permesso che Savi ottiene nel corso del suo ergastolo: l’ultimo era stato ad aprile 2018 e ancora prima anche nel 2017.

La richiesta di permesso di Fabio Savi (detenuto a Bollate), invece, è stata respinta. “Sta già facendo dei corsi in carcere – ha spiegato l’avvocata Fortunata Coppelli -, ma nonostante le relazioni sul suo conto siano positive la richiesta di lavoro è stata respinta“.