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Vita da detenuti: Stasi è centralinista, Bossetti fa il manutentore

vita da detenuti

Vita da detenuti: le persone colpevoli di reati gravi si occupano, nel carcere, di mansioni che permettono di tenere un legame con la società.

I detenuti del carcere accusati di aver commesso reati gravi si occupano di lavori differenti e utili. C’è chi risponde al telefono, chi ripara le macchinette per il caffè, chi studia e chi lavora il cuoio. E ancora, chi si occupa del filato, chi fa l’inserviente e chi si occupa delle pietanze. La chiamano vita da detenuti, ma altro non sono che attività utili che permettono a coloro che hanno segnato le prime pagine dei quotidiani di mantenere un legame con la società. La retribuzione è commisurata in mercede: qualcuno la tiene per sé, altri la mandano alla famiglia.

Vita da detenuti

Alberto Stasi, l’uomo accusato dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, svolge la professione di centralinista nel carcere di Bollate; mentre l’ex muratore Massimo Bossetti, in carcera per l’omicidio di Yara Gambirasio, rimette a nuovo le vecchie macchinette per il caffè.

Anche Salvatore Parolisi, accusato colpevole dell’omicidio della moglie Melania Rea e detenuto da ormai 10 anni, aspira al ruolo di Stasi. Per il momento, però, sta seguendo uno stage di formazione per raggiungere il suo obbiettivo. I coniugi condannati per la strage d’erba, invece, Olindo Romano e Rosa Bazzi, operano rispettivamente ai fornelli nel centro clinico del carcere di Milano-Opera, e come inserviente nella casa di reclusione di Bollate. Oltre a ciò, Rosa è impegnata anche nella lavorazione del cuoio. Le due colpevoli dell’omicidio di Sarah Scazzi, Cosima Serrano Misseri e la figlia Sabrina Misseri, infine, si occupano di taglio e cucito a Taranto.

E ancora: Angelo Izzo, ergastolano per la strage del Circeo, si occupa saltuariamente di lavori nel carcere di Velletri. Veronica Panarello, colpevole dell’uccisione del figlio Lorys, invece, frequenta un corso per operatore dei servizi sociali all’interno del carcere di Torino. Un percorso formativo è stato scelto anche da Michele Buoninconti, colpevole dell’omicidio della moglie Elena Ceste. L’ex vigile del fuoco si è messo a disposizione per aiutare i detenuti che hanno bisogno di supporto per lo studio.