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Le intercettazioni della strage di Erba: riesame delle prove il 3 febbraio

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Durante il processo per la strage di Erba, alcune intercettazioni non sono state messe a disposizione della difesa, che adesso ne chiede l'accesso.

Il prossimo 3 febbraio 2020, gli avvocati di Rosa Bazzi e Olindo Romano, entrambi condannati all’ergastolo per la strage di Erba, avvenuta lo scorso 11 dicembre 2006, si troveranno davanti ai giudici della Corte d’Assise di Como per chiedere il riesame di alcuni reperti che non sono andati distrutti per mano del cancelliere dell’Ufficio corpi di reato del Tribunale di Como il 12 luglio 2018. I legali dei coniugi avevano già chiesto in passato l’esame di queste prove, ma lo loro istanza fu rifiutata due volte dalla Corte d’Assise di Como e tre volte dalla Corte d’Appello di Brescia. Tra le prove che i legali chiedono di esaminare ci sarebbero anche un’impronta palmare sconosciuta rinvenuta sulle scale che conducono all’abitazione in cui si è verificato il massacro, le unghie del piccolo Youssef e delle ciocche di capelli ritrovate sulla maglia del bambino.

Strage di erba: Le intercettazioni mai ascoltate

Gli avvocati di Olindo e Rosa chiedono di avere accesso anche al server in cui sono conservate le intercettazioni per rintracciare delle conversazioni che non sono mai state ascoltate. Alcune di queste, come riportato dai verbali, non sono mai state allegate ai fascicoli del processo e dunque non sono mia state messe a disposizione della difesa, altre invece sembrano essere sparite completamente. Sembrano non trovarsi più le intercettazioni dei due coniugi rilevate tra il 12 e il 16 dicembre 2006, proprio a ridosso della strage, avvenuta l’11 dicembre. I legali vogliono dunque avere accesso ai materiali mai ascoltati, in modo da poter colmare le numerose lacune che, dopo quasi 14 anni, si celano dietro la strage di Erba. Dalle intercettazioni messe a disposizione dai giudici infatti i due coniugi non sembrano minimamente colpevoli del crimine, ma anzi sostengono, riferendosi alle forze dell’ordine: “Facciamogli fare il loro lavoro”, “Non abbiamo da temere proprio niente”.