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Coronavirus: isolato allo Spallanzani grazie ad un team femminile

Coronavirus isolato Spallanzani team femminile

Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti fanno parte del team femminile che ha isolato il Coronavirus allo Spallanzani.

Dopo il ricovero all’ospedale Spallanzani degli unici due casi di Coronavirus in Italia, quest’ultimo è stato isolato grazie ad un team femminile. Il passo è fondamentale per lo sviluppo di terapie e di un possibile vaccino.

Coronavirus isolato allo Spallanzani da un team femminile

A rendere nota la composizione della squadra che ha portato a termine l’isolamento è stato lo stesso Ministro della Salute: “Sono state tre donne. E’ bello che lo siano“. Si tratta della dottoressa Maria Rosaria Capobianchi, a capo del Laboratorio di Virologia dell’ospedale, della giovane ricercatrice Francesca Colavita e della responsabile dell’unità dei virus emergenti Concetta Castilletti.

La prima lavora nella struttura romana dal 2000 e ha dato un grande contributo a fronteggiare le emergenze infettivologiche in ambito nazionale. La seconda è impiegata in laboratorio dal 2016 dopo aver compiuto diverse missioni in Sierra Leone per fronteggiare l’emergenza Ebola. La terza invece, detta “mani d’oro” dal direttore dello Spallanzani Giuseppe Ippolito, è specializzata in microbiologia e virologia. A loro tre si è poi aggiunto il contributo di due uomini. Costoro sono Fabrizio Carletti, esperto nel disegno dei nuovi test molecolari, e Antonino Di Caro che si occupa dei collegamenti sanitari internazionali.

La Capobianchi ha spiegato che il risultato ottenuto è stato il frutto di un lavoro di squadra e della competenza e passione dei virologi che da anni lavorano nell’Istituto. Ha poi spiegato che l’isolamento del virus renderà più semplice la scoperta di un vaccino e ha aggiunto dettagli su come ha portato a termine l’operazione insieme al suo team. “La diagnosi è stata fatta su base molecolare e in tempo record. Abbiamo poi fatto crescere il campione biologico del paziente su delle cellule e dopo 24 ore abbiamo osservato l’effetto citopatico“.