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La ricercatrice che ha isolato il coronavirus: "Io, precaria da 1500 euro al mese"

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Un team al femminile quello che ha isolato il virus allo Spallanzani di Roma: tra loro c'era anche la ricercatrice precaria Francesca Colavita.

Francesca Colavita è una ricercatrice precaria del team al femminile che ha isolato il coronavirus all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Grazie al suo apporto, l’Italia è il primo Paese europeo ad aver isolato il virus per poterlo studiare al meglio e per intervenire in modo opportuno. Il ministro Roberto Speranza aveva annunciato nel pomeriggio di domenica 2 febbraio il traguardo raggiunto dal team dello Spallanzani. Francesca, invece, ha rivelato di aver svolto soltanto il suo lavoro.

Coronavirus, la ricercatrice precaria

Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita, Concetta Castilletti: sono loro gli esperti che hanno isolato il virus cinese. Nel pomeriggio del 2 febbraio, infatti, l’Italia è diventata il primo paese europeo ad aver isolato il coronavirus. Francesca Colavita, una ricercatrice molisana di 31 anni, precaria, è stata intervistata da Repubblica e ha raccontato la situazione nel comparto della ricerca. “Sono sei anni che lavoro per lo Spallanzani – ha detto la giovane -, prima con un co.co.co, ora con un contratto annuale”. “Guadagno sui 20 mila euro all’anno”, che tradotto significa 1,500 euro al mese. Secondo quanto ha dichiarato l’assessore alla Sanità del Lazio, però, ora la ricercatrice verrà stabilizzata. “Spero sia così – ha confessato Francesca -, ma questo è un settore in cui si lavora per passione. È il motivo per cui, benché il pensiero ci sia, non voglio andare all’estero. Mi piace quello che faccio e dove lo faccio. Ma in Italia è dura, capisco quelli che se ne vanno. Spero davvero che la situazione migliori”.

Infine, dopo il traguardo raggiunto, ha commentato: “Ho solo fatto il mio lavoro: quello che voglio, devo e mi piace fare. Nulla di più rispetto ai miei colleghi. In questi giorni tutto è amplificato, abbiamo avuto successo, ma la ricerca è questa”.

La ricercatrice sta studiando da tempo il virus e ritiene sia un progetto stimolante, “una sfida costante, una battaglia in cui stare sempre all’erta”. “L’Italia – ha aggiunto ancora – deve dare più dignità ai ricercatori. Il nostro lavoro non è un gioco: anche la più piccola ricerca è il tassello di un puzzle che porta cure ed effetti”. “Mi auguro – ha quindi concluso – che questa occasione possa contribuire a far vedere la ricerca in modo diverso”.