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Coronavirus, il racconto dello chef italiano rientrato dalla Cina

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Tra i nostri connazionali in quarantena a Roma per il coronavirus c'è anche lo chef italiano Paolo Dodaro, rientrato dalla Cina con moglie e figlio.

Tra i tanti nostri connazionali rientrati in questi giorni dalla Cina c’è anche uno chef italiano che a causa dell’epidemia di coronavirus è stato costretto a rivedere i suoi sogni e i progetti di vita assieme alla moglie e al figlio di soli otto mesi. Paolo Dodaro, originario di Borgia in provincia di Catanzaro, è infatti ritornato in Italia sabato scorso e da allora si trova in quarantena con la sua famiglia presso il Policlinico militare del Celio, da dove ha raccontato la sua esperienza in estremo oriente prima che il virus gli portasse via tutto.

Coronavirus parla lo chef italiano

Parlando al telefono con i giornalisti che lo hanno raggiunto al Celio, lo chef ha raccontato di come lui e la sua famiglia dovranno molto probabilmente rinunciare a un futuro in Cina nel mondo della ristorazione: “Abbiamo avuto sfortuna. Abitiamo molto più lontano da Wuhan, a Yueyang, ma avevamo qualche giorno di ferie per festeggiare il capodanno cinese. Stiamo costruendo un ristorante italiano, un progetto molto ambizioso che non so se riprenderò più in mano, forse è tutto perso”.

Paolo Dodaro ha poi spiegato come inizialmente nessuno avesse preso seriamente l’emergenza, credendo sproporzionati i toni allarmistici delle autorità: “Si pensava che gli allarmi fossero esagerati. Solo quel sabato abbiamo capito la gravità della situazione. Le autorità cinesi hanno cominciato a recintare ogni luogo considerato sano invitando a non uscire di casa. Per ogni zona è stato nominato un responsabile che si assicura che in ogni casa ci siano solo persone sane e che tutti abbiano una mascherina”.

Il ritorno in Italia

In merito alle difficoltà incontrate per ritornare in Italia, lo chef ha dichiarato: “Mio figlio è così piccolo che si leva continuamente la mascherina, rimanere in zona era troppo rischioso. Per fortuna, nonostante per un viaggio di normalmente tre ore ne abbiamo impiegate 12, con continui posti di blocco, siamo arrivati senza problemi all’aeroporto. […] Siamo atterrati a Pratica di Mare e poi portati qui al Celio. Abbiamo una stanza tutta nostra, un balcone e una camera con i giochi per Antonio. Dobbiamo solo avere pazienza”.

Nel finale dell’intervista Dodaro ha manifestato la sua fiducia nelle autorità cinesi per come stanno gestendo l’emergenza sanitaria, augurandosi di non trovare in Italia quel clima di intolleranza verso la comunità cinese che spesse volte negli ultimi giorni è finito sulle prime pagine dei giornali: “Spero in sei mesi di potere tornare. Se non sarà possibile proverò ad aprire un ristorante qui in Italia. Vivo in Cina dal 2014, un po’ di Italia non mi dispiace anche se logicamente ora sto ragionando a come mia moglie, dai tratti chiaramente orientali, potrà essere accettata quando usciremo dalla quarantena. Ho fiducia nei miei compaesani, vedremo”.