Mentre il bilancio delle vittime per coronavirus continua ad aggravarsi, sale la tensione anche nelle scuole: i presidi stanno valutando se fermare le gite scolastiche all’estero. A preoccupare i dirigenti, però, non è il pericolo di contagio, ma i gravi disagi che gli studenti si troverebbero negli aeroporti. Per il momento il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il commissario straordinario, Angelo Borrelli, stanno ancora valutando la situazione. La preoccupazione degli insegnanti è che gli alunni possano presentare sintomi febbrili agli scali di partenza o arrivo.
Coronavirus, stop gite scolastiche all’estero
Continua la discussione sul possibile stop alle gite scolastiche all’estero: l’epidemia di coronavirus renderebbe difficili gli spostamenti. A rimanere in bilico sono migliaia di studente delle scuole secondarie superiori e inferiori. Il picco delle partenze scolastiche è segnalato tra la fine di marzo e gli inizi di maggio, ma gli acconti sono da versare in questo periodo. Le famiglie intendono avere un quadro chiaro della situazione prima di perdere denaro a causa dell’annullamento della gita. Dunque spetterà ai presidi in collaborazione con il ministro della Salute e il commissario per l’emergenza stabilire il “da farsi”.
Agostino Miele, il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi di Milano ha chiarito la differenza tra gite scolastiche e stage all’estero. Il costo delle prime, con una durata media dai 5 ai 7 giorni, si aggira intorno ai 300/500 euro per ragazzo. “Se pensiamo poi allo stage all’estero – sostiene Miele -, in cui vengono coinvolti i ragazzi dei licei linguistici e degli istituti tecnici per il turismo i costi sono molto più alti. Gli studenti partono per due o tre settimane e la spesa va dai mille ai 1300 euro. Non si tratta di allarmismi legati al contagio ma di rischi legati alle penali per i viaggi annullati. I dirigenti scolastici stanno monitorando la situazione giorno per giorno, per capire come muoversi”.
Tiziana Sallusti, la dirigente scolastico del liceo Mamiani di Roma, invece, ha deciso: “Con un raffreddore non si parte. Non blocchiamo le gite ma non possiamo neanche rischiare che qualcuno abbia la febbre all’estero. Quindi chi sta male resta a casa“.