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Coronavirus, mamma e figli cinesi: "Prigionieri per scelta a Torino"

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Dopo l'allarme coronavirus in Italia, mamma e due figli da poco rientrati dalla Cina hanno deciso di restare chiusi in casa, a Settimo Torinese.

Aumenta il numero dei casi di coronavirus in Italia. Le farmacie sono prese d’assalto e le mascherine ormai scarseggiano. A Torino mamma e due figli da poco rientrati da un viaggio in Cina hanno deciso volontariamente di restare chiusi in casa, “per evitare di far del male ad altri, se mai avessimo contratto il virus. Per poter, un domani, andare in giro a testa alta e dire che anche noi abbiamo fatto la nostra parte nel difendere la salute di tutti”, ha spiegato la donna.

Coronavirus, la scelta di mamma e figli cinesi

Con il marito, padre dei suoi due figli, Yemin, 50 anni, si sente solo per telefono. Momentaneamente l’uomo vive in un altro appartamento, prestato da un’amica di famiglia. È vuoto, “dorme su una brandina e mangia con i colleghi”, ha spiegato la donna, la quale ha aggiunto: “A casa per adesso non viene. Ci sentiamo la sera al telefono. Lui aspetta. E noi pure”.

La donna, residente a Settimo Torinese, ha volontariamente deciso di iniziare un periodo di isolamento. La scelta è maturata dopo che l’allarme coronavirus si è diffuso in tutto il mondo, in Italia in particolar modo nelle ultime ore. La donna, infatti, di recente si era recata con i due figli a Wenzhou, per festeggiare il capodanno cinese con la madre. In quei giorni, ha raccontato, in Cina si respirava un clima di allegria e spensieratezza. Ci si divertiva e si ballava, forse ignari del periodo globale che di lì a poco sarebbe esploso.

Solo una volta terminato il capodanno cinese, a Wenzhou la polizia bloccava le strade. Impediva alla gente di uscire. Ma Yemin, appena ha potuto, s’è imbarcata su un volo per tornare in Italia. Con lei i due figli: Xu, 24 anni, e Xu Yi, di 20. Una volta rientrata a Settimo Torinese, si è imposta un periodo di quarantena, aspettando di scoprire se anche lei e i suoi figli sono stati contagiati.

Per sopravvivere, lontana da negozi e supermercati, è prezioso l’aiuto di un’amica. Infatti, ha spiegato: “Il cibo ce lo porta una mia amica. Arriva la sera, mette la pentola e i sacchetti con le provviste davanti all’uscio e se ne va. Quando lei se n’è andata e s’è chiusa alle spalle anche il portone, io apro la porta, prendo quel che c’è lì sullo zerbino, e richiudo subito a chiave”. A chi le domanda il perché della sua scelta, spiega: non è paura, “è senso di responsabilità“. In questo modo, come riportato da La Stampa, Yemin vuole “evitare di far del male ad altri, se mai avessimo contratto il virus. Per poter, un domani, andare in giro a testa alta e dire che anche noi abbiamo fatto la nostra parte nel difendere la salute di tutti”.