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Coronavirus, rientrano i 40 italiani dalle Mauritius: "Un incubo"

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Coronavirus, rientrano i 40 italiani bloccati alle Mauritius. I passeggeri raccontano l'incubo durato diciotto ore: "Trattati come pacchi, è assurdo".

Coronavirus, rientrano i 40 italiani dalle Mauritius: “Trattati come pacchi, è stato un incubo“. Tutti i passeggeri venivano da Lombardia e Veneto, le zone colpite dall’epidemia: per loro aeroporto chiuso e impossibilità di scendere dall’aereo.

Coronavirus, italiani rientrati dalle Mauritius

Per Massimo Marioni, uno dei 40 italiani bloccati alle Mauritius che nella notte tra lunedì 24 febbraio e martedì 25 è rientrato in Italia, tutto quello subito è stato “assurdo“. Per paura che fossero contagiati dal coronavirus, tutti i passeggeri non sono potuti uscire dall’aeroporto per precauzione: i coinvolti, infatti, provenivano da Lombardia e Veneto, le zone rosse dove in Italia il virus ha preso piede. Per loro aeroporto chiuso e stop alle frontiere, con l’obbligo di restare a bordo dell’aereo e il chiaro l’aut aut: o tornate in Italia, o rimanete in quarantena per 14 giorni in un ospedale delle Mauritius. E a incubo concluso i passeggeri hanno raccontato quanto vissuto.

Intorno all’una di notte l’Alitalia Az 773 arriva a Fiumicino, da dove scendono i 40 stremati: più che il nervosismo, la cosa sfiancante è stata l’attesa – tre ore tra i sedili dell’economy e una sala dell’aeroporto senza neanche passare la frontiera e poter andare in bagno – e diciotto ore di volo. Nel mezzo qualche tramezzino e bottiglia d’acqua portati fugacemente da alcuni uomini in mascherina.

“Siamo in una specie di incubo, emotivamente siamo distrutti“, ha spiegato Massimo Marinoni, “se non era per il comandante dell’aereo, l’ospitalità sarebbe stata pari a zero: la Farnesina è stata un’entità astratta. Erano tutti con le mascherine, ci stavano aspettando come fossimo marziani. Non ci hanno fatto scendere e rimbalzavano notizie fra il comandante, un ispettore della salute delle Mauritius e la Farnesina, poi il colpo di scena: scendono tutti ma non chi arriva da Lombardia e Veneto”.

Un viaggio da incubo

“Quello che sta succedendo è assurdo“, ha concluso Marinoni, condotto come gli altri in due hotel sull’Aurelia insieme agli altri passeggeri. Una veloce attesa fuori dal T3 dello scalo di Fiumicino, un veloce riposo, una doccia e la ripartenza per Milano. Parla anche Luigi Cattaneo, altro passeggero: “Non ci hanno neanche controllato alle Mauritius, ora voglio solo tornare a Milano”. La stanchezza accomuna tutti i passeggeri, d’accordi sul fatto di essere stati discriminati senza neanche essere controllati. Secondo quanto riportato, le autorità delle Mauritius sarebbero risaliti alle città di provenienza dai passaporti e le carte d’imbarco, venendo poi bloccati sull’aereo, tra l’incredulità generale.

Nessuna tensione, però: “Siamo stati tutti insieme fianco a fianco per dieci ore in aereo, è stata un decisione priva di buon senso”. Interviene Francesca Rossi, sull’aereo con la madre: la psicosi non conosce confini. “Uno steward ci ha detto che c’erano altri italiani che dovevano viaggiare sull’aereo di ritorno con noi ma non sono saliti, forse avevano paura di noi – ha spiegato Francesca – tutto questo allarmismo mi sembra esagerato. In Brianza è tutto chiuso, mi pare assurdo”. Alla spicciolata, all’uscita d’altri viaggiatori, si diffonde la notizia di quanto accaduto, e tutti rimangono increduli di fronte quello che sta succedendo. Solidarietà comune nei confronti di chi è stato respinto alla frontiera, cosa non da poco di questi tempi.