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Decreto Legge Coronavirus: cosa è andato storto?

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Il Decreto Legge sul Coronavirus è stato firmato, la dinamica delle fuga di notizie però rimane a oggi un mistero

Il Decreto Legge sul Coronavirus è stato firmato, la dinamica delle fuga di notizie però rimane a oggi un mistero. Già da giovedì la task force governativa sul Coronavirus sapeva che da domenica sarebbe scattata la quarantena in tutta la Lombardia e aveva avvertito i manager delle grandi aziende a partecipazione statale, come Leonardo ed Eni, per consentire loro di premunirsi in qualche modo. La manciata di dirigenti con interessi multinazionali nel mondo della finanza e dell’energia era riuscita a tenere la bocca chiusa in attesa che un decreto epocale, senza precedenti, completasse il suo rigoroso corso istituzionale.

Cos’è andato storto invece sabato pomeriggio? Com’è possibile che la bozza di un provvedimento destinato a entrare nella storia della Repubblica e a stravolgere da subito e a tempo indeterminato la vita quotidiana di decine di milioni di cittadini, sia arrivato su Facebook, Twitter, Whatsapp – in versione Pdf – prima della sua approvazione e senza alcun filtro, una motivazione, una minima spiegazione delle autorità sulla sua concreta attuazione? Quali e quanti sono (stati) i “buchi” nei Palazzi che hanno permesso a misure tanto estreme e inquietanti di circolare nelle redazioni dei giornali, con tanto di revisioni, già dalle 17 del pomeriggio? Scatenando così il panico in chi fino a quel momento si era fidato di quanti continuano anche ora a dipingere l’infezione come una pesante influenza da cui la maggioranza guarisce, e sabato notte s’è ritrovato all’improvviso blindato in una red zone come in quadro di Resident Evil.

La testa degli utenti s’è affollata all’istante di dubbi, incertezze: ma allora il contagio è più grave di quello che ci hanno comunicato? A chi devo credere? Come farò a raggiungere i genitori anziani se staranno male? Potrò più tornare a casa, andare a trovare mio figlio se uso le precauzioni, spostarmi in un’altra provincia senza lasciare la regione, aprire il negozio, recarmi in un ospedale fuori dal mio comune per curarmi? Chi stabilirà se ho diritto a lasciare la zona rossa, a chi dovrò rivolgermi per ottenere un lasciapassare? E quali sono le sanzioni previste? Tutte delucidazioni fondamentali e strategiche per la nostra sopravvivenza (anche psicologica) demandate, senza troppe risposte, a una conferenza stampa tenuta da Conte a notte fonda, con il caos ormai nelle stazioni e probabilmente ora pure ai caselli autostradali.

Chi ha lasciato filtrare la bozza ancora da approvare, discutere, non mediata da un intervento ufficiale? Perché ha pubblicato un documento di tale importanza prima che il Premier lo firmasse, privo di una chiara spiegazione alle persone coinvolte? Le scene viste a Garibaldi di persone in fuga da Milano, non erano state preventivate, s’è fatto troppo affidamento sul senso di responsabilità della popolazione. Ma, d’altro canto, com’è possibile continuare a chiedere di non vivere nell’ansia e poi dare il via da un giorno all’altro a restrizioni mai viste prima? Come si fa umanamente a mantenere la calma davanti a una comunicazione così schizofrenica?

Le contraddizioni su quanto detto finora a proposito del Coronavirus sono l’altra faccia della leggerezza con cui si è fatta circolare quella bozza, senza rendersi conto delle paure che avrebbe innescato, immaginando che milioni di cittadini avrebbero eseguito gli ordini senza isterie. Fornendo l’assist a movimenti d’opposizione, gruppi, organizzazioni e singoli militanti di strumentalizzarla, presentandola come una carta segreta strappata ai tavoli che contano, rivelatrice di chissà quale strategia sotterranea alla lotta alla malattia. Facendole addirittura attraversare l’Atlantico per consegnarla alla Cnn, prima ancora che ai diretti destinatari, come sostiene la tv americana indicando nella Regione Lombardia la “talpa” della notizia in anteprima. Parte della Rete punta l’indice contro Rocco Casalino.

La verità è che è stata proprio la portata storica di questo decreto a spingere il Governo a condividerne il più possibile la bozza, non definitiva e provvisoria, a iter non ultimato, con tutti gli attori interessati: per evitare nuovi scontri e polemiche con i governatori e fare in modo che tutti fossero d’accordo, senza spaccature e ritorsioni dopo la firma.

È chiaro che il Coronavirus è l’unico e ultimo banco di prova per il Conte 2: l’occasione, se riuscirà a tirarcene fuori, per poter perfino ribaltare i sondaggi che lo danno da sempre sull’uscio. Questo ha motivato l’ingenuo esecutivo a far girare quel decreto come un volantino, una brochure spartita via mail con uffici, dicasteri, enti locali, municipi: un’azione dettata in teoria da sani principi ma che in pratica ha finito con l’invogliare qualcuno – per interesse elettorale, per panico o perché consapevole di avere in mano uno scoop – a iniziare a divulgarlo, a girarlo ad amici e testate.

Purtroppo, come un virus, più il testo circola, più s’incrementa la platea dei destinatari raggiunti, per raccoglierne le osservazioni, più aumenta la possibilità che da qualche parte si apra la falla. E dalla posta elettronica ai social, alle aperture di tg e notiziari, il passo è brevissimo.

Non è la prima volta che documenti riservati escono fuori dalle Camere bruciando i tempi istituzionali, ma un conto è anticipare la promulgazione di una legge tramite le segreterie, i portavoce e i vari addetti all’informazione che si muovono a Palazzo Chigi, altro è perdere i pezzi e gettare in pasto al web, e alle testate straniere, un decreto che sarà ricordato tra gli eventi del millennio.