> > Coronavirus, medico di Bergamo: "Dobbiamo scegliere chi curare e chi no"

Coronavirus, medico di Bergamo: "Dobbiamo scegliere chi curare e chi no"

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Un medico di Bergamo ha dichiarato che a causa dell'emergenza coronavirus occorre scegliere chi curare e chi no, come in guerra.

L’emergenza coronavirus a Bergamo diventa importante: un medico ha rivelato che occorre scegliere chi curare e chi no: “È come per la chirurgia di guerra – ha detto in un’intervista al Corriere -. Si cerca di salvare la pelle solo a chi ce la può fare“. L’aumento imprevedibile del numero di casi aveva persino fatto discutere sul possibile inserimento del territorio nelle cosiddette “zone rosse”. Infine, però, tutta la Lombardia (insieme ad altre 14 province del Nord Italia) è rientrata nel decreto varato dal governo.

Coronavirus Bergamo, parla un medico

Christian Salaroli, anestesista rianimatore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha rivelato che l’emergenza nelle strutture lombarde pone il personale di fronte a scelte importanti. Il medico di Bergamo, infatti, ha rivelato che a causa dell’elevato numero di casi di coronavirus registrati, occorre decidere quali pazienti salvare e quali no. “Si decide per età, e per condizioni di salute. Come in tutte le situazioni di guerra”. Un racconto drammatico e sconcertante.

“Siccome purtroppo c’è sproporzione tra le risorse ospedaliere – ha spiegato il medico bergamasco di 48 anni al Corriere -, i posti letto in terapia intensiva, e gli ammalati critici, non tutti vengono intubati“. Non è possibile purtroppo salvare tutte le vite e quindi viene effettuata una scelta sulla base dell’età, delle capacità di sopravvivenza e delle condizioni. “Se – per esempio – una persona tra gli 80 e i 95 anni ha una grave insufficienza respiratoria – ha detto il medico – verosimilmente non procedi. Se ha una insufficienza multi organica di più di tre organi vitali, significa che ha un tasso di mortalità del cento per cento. Ormai è andato”.

Purtroppo, però, molti italiani non hanno ancora compreso la gravità della situazione. Per questo motivo l’appello rimane sempre lo stesso: “State a casa – ripete Salaroli –. Vedo troppa gente per strada. La miglior risposta a questo virus è non andare in giro. Voi non immaginate cosa succede qui dentro“.