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Coronavirus, Galli: "In terapia intensiva ragazzi sotto i 30 anni"

Massimo Galli

Continua l'emergenza coronavirus, il primario infettivologo Massimo Galli sulla situazione: "In terapia intensiva anche ragazzi sotto i 30 anni"

Il primario infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano Massimo Galli ha commentato ai microfoni di Skytg24 l ‘emergenza coronavirus: “In terapia intensiva ci sono anche ragazzi sotto i 30 anni“.

Galli: “In terapia intensiva ragazzi sotto i 30”

Tra le numerose persone ricoverate ci sarebbero anche dei giovani sotto i 30 anni: “Non lo dico per far sì che i giovani capiscano che non possono considerare gli anziani di casa loro come qualcosa che tanto si può buttare – ha detto Massimo Galli intervistato da Skytg24 -. Dico che ci sono anche dei giovani con problemi decisamente seri. Abbiamo anche dei trentenni, anche sotto i trent’anni. Pochi casi, non c’è proporzione ovviamente. Abbiamo casi anche in rianimazione”.

E dal punto di vista dei numero: “Più informazioni di me le ha chi ha la visione dei dati a livello centrale. Seguendo i dati dall’esterno, mi viene da dire che purtroppo siamo solo all’inizio. La nostra situazione di giovedì, venerdì scorso era più o meno identica, dal punto di vista numerico, alla situazione di Wuhan in 25-26 gennaio. Naturalmente la condizione è molto diversa per un motivo: a Whuan la concentrazione di 11 milioni di persone è in un’area molto più ristretta dell’area della Lombardia, che ne ha dieci molto più dispersi, ma la possibilità di diffusione dell’infezione, se non ti dai da fare a fermarla, è una possibilità reale”.

Il primario ha preso posizione anche su Codogno: “Non sono state completate per niente le cose che andavano completate a Codogno anche in termini di indagine epidemiologica. A differenza di quello che è stato fatto nelle zone del Veneto, dove sono stati fatti tamponi a tappeto, a Codogno questa cosa non è avvenuta abbastanza, quindi non sappiamo quante siano ancora le persone che hanno avuto o che hanno l’infezione a livello asintomatico. Il primo caso visto a Codogno risale soltanto al 21 febbraio fate un po’ i calcoli e vedete se vi può sembrare che quella sia una situazione ancora da considerare libera, nei confronti di sé stessa e per il resto della Lombardia”.

Massimo Galli ha detto la sua su come andare avanti: “È chiaro che nessuno per una questione come questa ha le soluzioni in tasca, pronte e sicure, però secondo me abbiamo due enormi criticità. La prima criticità chiaramente è quella degli ospedali e della ricezione della possibilità di cura in condizione sicure delle persone che hanno bisogno di entrare in ospedale con questa malattia. La seconda criticità è il territorio. Se non saremo in grado di monitorare con chiarezza i contatti delle persone che si sono ammalate, se non saremo in grado di seguire questi contatti e se non avremo garanzie precise in termini di controllo di coloro che vengono lasciati a casa anche se positivi perché non necessitano di ricovero, sarà estremamente difficile contenere il controllo nella zona gialla rossa che di fatto in questo momento tiene una parte essenziale e sostanziale del Paese dal punto di vista economico, della popolazione e del futuro del Paese”.