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Coronavirus, è morto Francesco Saverio Pavone: ex magistrato antimafia

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L'ex magistrato Francesco Saverio Pavone, noto per aver combattuto la Mala del Brenta, è morto a Mestre dopo essere stato contagiato dal coronavirus.

Nella giornata del 16 marzo è morto l’ex magistrato Francesco Saverio Pavone, ucciso dal coronavirus Sars-Cov-2 che lo aveva costretto a trascorrere le ultime due settimane ricoverato in terapia intensiva presso l’ospedale di Mestre. Pavone, di origine pugliese ma da decenni residente in Veneto, era noto per il ruolo di punta che ricoprì tra gli anni ’80 e ’90 nel combattere la cosiddetta Mala del Brenta, l’organizzazione criminale veneta capeggiata dal boss Felice Maniero.

Coronavirus, morto Francesco Saverio Pavone

Nato a Taranto nel 1944 Francesco Saverio Pavone iniziò la sua carriera nell’ambito giudiziario come cancelliere, per poi venire assegnato alla pretura circondariale di Mestre nel 1989 una volta vinto il concorso in magistratura e diventare giudice istruttore nel 1993. Fu proprio in questi anni che Pavone si rese protagonista di una lotto serrata contro la Mala del Brenta e contro il boss Felice Maniero, riuscendo a farlo arrestare numerose volte.

La battaglia contro la mafia veneta lo portò a collaborare anche con Giovanni Falcone. Al fine di discutere in merito a un’estradizione, proprio con Falcone il magistrato Pavone avrebbe dovuto incontrarsi il 23 maggio del 1993: giorno della strage di Capaci nella quale lo stesso Falcone morì assieme alla moglie e a tre agenti della scorta. Divenuto in seguito procuratore aggiunto a Venezia, negli ultimi anni Pavone venne nominato procuratore capo di Belluno dove, grazie alle capacità maturate nel fronteggiare la malavita veneta, riuscì a infliggere un duro colpo alle ecomafie della regione.

Il cordoglio della Regione Veneto

Poche ore dopo la diffusione della notizia della scomparsa di Pavone è arrivato il cordoglio delle istituzioni regionali nella persona del vicepresidente del Consiglio regionale Veneto Bruno Pigozzo: “Un servitore autentico dello stato con un profondo senso delle Istituzioni e della democrazia, uomo coraggioso, sempre in prima fila contro le mafie, difensore strenuo della legalità. […] La sua morte, dopo 15 giorni in terapia intensiva per problemi polmonari, e positivo al Covid-19, è un monito a noi tutti: i nemici peggiori sono i più subdoli, come le mafie che, come un virus invisibile e sottovalutato possono aggredire a morte, senza che nessuno se ne accorga, una società impreparata”.