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Coronavirus, nei supermercati vietato acquistare quaderni. Il motivo

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Coronavirus, vietato acquistare quaderni, biancheria e pennarelli nei supermercati

Sarà capitato a molti, durante questo periodo di quarantena, di andare a fare la spesa e trovare delle corsie del supermercato sbarrate o con cartelli che impedivano l’acquisto di determinate merci. Due i motivi che stanno dietro a questo divieto.

Coronavirus, vietato acquistare beni secondari

Non è possibile acquistare i prodotti presenti in quest’area” recitano i cartelli appesi sugli scaffali di quaderni, pennarelli, calzini e tutto ciò che non è ritenuto “di prima necessità”. Dai reparti della biancheria del Carrefour a quelli della cartoleria dell’Esselunga, il messaggio è lo stesso. Non si acquista perché non è un bene di prima necessità. Come specifica il nuovo decreto, che dispone la possibilità di vendere solo beni di prima necessità con ingressi contingentati nei supermercati. Le motivazioni dietro a questo gesto sono due: in primis la necessità di evitare una “concorrenza sleale” alle cartolerie, per esempio, che sono invece chiuse per il decreto. In secondo luogo, per cercare di ridurre i tempi di attesa all’esterno dei supermercati.

Coronavirus, la protesta dei consumatori

Le immagini degli scaffali “serrati” hanno fatto il giro dei social, scatenando anche alcune proteste. Quelle delle mamme, soprattutto, impegnate a far fare i compiti ai loro figli. “Quaderni, matite e pennarelli servono per fare i compiti e i disegni che i bambini comunque stanno facendo anche a casa, e se le cartolerie sono chiuse dove li compriamo?” commentano i genitori. Il problema è stato esaminato da Federdistribuzione, che si starebbe muovendo per cercare di avere e fare chiarezza sulla vendita di alcune categorie di beni. C’è chi si schiera con i genitori arrabbiati, come Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad: “Capisco tutto, siamo in un momento particolare, ma proprio per questo aggiungere complicazioni e limitazioni crea confusione per i nostri dipendenti che sono già sotto pressione. E anche per i consumatori. La norma rischia di creare problemi di ordine pubblico, ho visto clienti arrabbiati perché non potevano acquistare un paio di mutande. Credo che la merce esposta debba poter essere venduta tutta. Senza contare che ogni regione e ognuno interpreta la norma a modo suo”.