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Coronavirus, un radiologo: "Abbiamo paura, ma metteremo fine all'incubo"

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Giacomo è un radiologo che combatte in prima linea contro il coronavirus: in una lettera descrive la speranza di vincere la battaglia.

Giacomo, un radiologo di 33 anni è sceso in campo contro il coronavirus e ogni giorno tenta di fermare l’epidemia nel suo piccolo. “Ogni giorno trattiamo decine di pazienti affetti da Covid-19 – ha scritto in una lettera -. Abbiamo paura, c’è molta tensione, ma nessuno di noi si lamenta mai. E anche se alla sera siamo stanchissimi, combatteremo per far sì che questo incubo finisca il prima possibile”. “Ci impegneremo al massimo – ha scritto ancora il 33enne -. Mai come ora sto percependo il valore di quello che facciamo”.

Coronavirus, lettera del radiologo

Dall’ospedale di Alessandria, Giacomo svolge la professione di radiologo e all’età di 33 anni si è trovato di fronte l’epidemia di coronavirus. Raccogliendo tutta la sua forza prosegue con coraggio questa sfida, cercando di dare il suo contributo per salvare le vite delle persone contagiate. Ogni giorno si alza al mattino ed entra in reparto, sperando che le cose siano migliorate e che la luce fuori dal tunnel sia sempre più vicina. Il suo sfogo è arrivato in una lettera.

“Sono 10 anni che lavoro nell’ospedale di Alessandria, sono un tecnico radiologo – ha scritto Giacomo -. In questi anni il lavoro è sempre stato più o meno ripetitivo…lo scenario quotidiano sostanzialmente è sempre lo stesso, stesso tipo di pazienti, stesse abitudini, sempre il solito clima. Ora è arrivato il coronavirus…che ha messo in ginocchio il mondo intero, chi poteva aspettarselo… sembra fantascienza, invece è realtà”.

Una vera e propria guerra – prosegue il radiologo – che stiamo affrontando con il massimo impegno…e per la prima volta non mi sembra quasi di lavorare in ospedale, mi sembra di essere in trincea, come un soldato, su un campo da guerra insieme ai miei colleghi…e in questi giorni ci stiamo facendo forza l’uno con l’altro…con tanta paura, ma anche tanto coraggio…e ne siamo orgogliosi”. Spesso le difficoltà affrontate in gruppo sembrano meno pesanti.

“Ogni giorno facciamo le lastre a decine di pazienti affetti da Covid-19 e c’è molta tensione – ha confessato il,33enne -, ma nessuno di noi l’ho sentito lamentarsi. E anche se alla sera arriviamo a casa stanchi..molto stanchi..fisicamente e psicologicamente..siamo stimolati a combattere ancora di più”.