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Coronavirus, l'Italia a un mese dal "paziente 1" di Codogno

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Da "l'Italia non si ferma per il coronavirus" all'esercito per le strade: cos'è cambiato in un mese, dalla diagnosi del paziente 1 di Codogno?

Esiste un “prima” e un “dopo” il 20 febbraio 2020, una data che difficilmente l’Italia dimenticherà. Una giornata segna uno spartiacque nella vita della nazione: il giorno in cui a Mattia, il “paziente 1” ricoverato a Codogno, è stato ricoverato per una grave insufficienza respiratoria dovuta al coronavirus. Da allora, in sole 4 settimane, l’Italia è passata da un solo caso accertato a oltre 33 mila, superando persino la Cina per numero di vittime.

Coronavirus, a un mese dal paziente 1 di Codogno

Davanti all’esito del tampone a cui è stato sottoposto Mattia – quel test non previsto dal protocollo, ma per cui l’anestesista di Codogno ha insistito, sulla spinta di un’intuizione rivelatasi geniale – l’Italia, e Milano in particolare, ha tentato di non fermarsi. Chi girava per strada con guanti, mascherina e gel disinfettante era in preda a una psicosi ingiustificata, o almeno così sembrava. Anche quando sono arrivate le prime restrizioni (bar aperti solo fino alle 18, l’invito a lavorare da casa, persino le scuole chiuse) la maggioranza ha continuato a fare la propria vita, incurante di quella che era “solo un’influenza“.

Quattro settimane dopo, i morti in Italia per coronavirus sono 3.405. Nella sola giornata del 19 marzo ne sono stati registrati oltre 400. Cifre da bollettino di guerra, che superano persino quei bilanci spaventosi provenienti da Wuhan. Nel giro di un mese l’intero Paese ha dovuto imparare a fare i conti con sempre maggiori restrizioni, un decreto dopo l’altro; milioni di cittadini stanno imparando a convivere (alcuni meglio di altri, a giudicare dal numero di denunce per violazione delle norme) con il divieto di uscire di casa e, più in generale, con la limitazione delle libertà individuali (concetto così estraneo al nostro modo di intendere la vita). Novità che lasceranno un segno, nel bene e nel male, anche nell’Italia post pandemia.

Una buona notizia

Una buona notizia, però, c’è e arriva proprio da Codogno: a un mese dalla diagnosi che ha cambiato l’Italia, sembra che il paziente 1 potrà finalmente tornare a casa. L’incubo volge al termine e il peggio sembra ormai alle spalle, almeno per Mattia. Davanti a sé ora ha il traguardo più importante, che potrà finalmente godersi lontano dalle mura dell’ospedale: la nascita della sua bambina.