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Coronavirus, Burioni: "I contagi possono essere cinque volte più di quelli ufficiali"

coronavirus roberto burioni

Burioni lancia un allarme sulla diffusione dei dati italiani relativi ai contagi: potrebbero esserci rilevanti discrepanze rispetto ai dati reali.

“Da medico non mi stupirei se nel nostro Paese i contagiati fossero cinque volte più di quelli ufficiali”, così si è espresso Roberto Burioni sul coronavirus a Che tempo che Fa. “Non dobbiamo guardare con particolare attenzione al numero dei contagi, perché è molto sottostimato”, ha proseguito ancora Burioni. La sua tesi, dunque, è che in Italia ci possano essere 200 mila persone positive al coronavirus. “È difficile fare una stima precisa – confessa -. Io da medico seguo una ventina di persone che hanno certamente il coronavirus, ma a nessuno è stato fatto il tampone. In questo momento non è necessario fare il tampone a tutti, dobbiamo comportarci come se ognuno di noi fosse infetto”.

Coronavirus, Burioni sui contagi

Il virologo Roberto Burioni non si stupirebbe – queste le sue parole a Che Tempo che Fa – qualora i contagi da coronavirus si rivelassero cinque volte più alti di quelli ufficiali. Infatti, sostiene il virologo, “è difficile fare una stima precisa – confessa -. Io da medico seguo una ventina di persone che hanno certamente il coronavirus, ma a nessuno è stato fatto il tampone”. Inoltre, stando alla sua tesi, in Italia i contagi dovrebbero riguardare oltre 200 mila persone.

“Il problema è che si è infettivi due giorni prima del sintomo – ha spiegato ancora Burioni – questi pazienti a casa che non hanno gravi sintomi, hanno diagnosi clinica ma senza test, devono uscire ma prima di uscire devono essere certi che non hanno il virus”.

“I dati di oggi sul coronavirus non ci devono rasserenare, la partita è ancora aperta”, aggiunge infine commentando i dati del 22 marzo. “Dobbiamo pensare non a quei pochi che trasgrediscono ma alla grandissima maggioranza degli italiani che ha fatto il proprio dovere. Abbiamo visto in Cina che i primi frutti si sono avuti 14 giorni dopo il lockdown. Chiaramente è un segno molto tenue e debole, però ci autorizza a pensare che tutti i sacrifici che stiamo facendo sono utili. Ma ci invita a essere ancora più rigorosi perché è davvero una partita ancora aperta“.