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Coronavirus, l'immunologo Le Foche parla del tempismo nelle cure

Coronavirus, l'immunologo Le Foche parla di tempismo

Secondo l'immunologo Francesco Le Foche, il Coronavirus va trattato sin da subito per evitare l'ospedalizzazione.

L’immunologo Francesco Le Foche parla dell’importanza del tempismo nella cura del Coronavirus. Secondo il responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia al Policlinico Umberto I di Roma, bisognerebbe fare tamponi rapidi a chi presenta pochi sintomi e iniziare immediatamente a curarli.

L’immunologo: “Agire più in fretta”

La fase iniziale della patologia è quella più importante e perdere tempo pregiudica la capacità di guarigione dei pazienti, secondo Le Foche. “È gravissimo il fatto che non si agisca, laddove possiamo ridurre il danno. Molti pazienti non avrebbero avuto bisogno dell’ospedale”, sostiene.

Secondo la sua teoria i reparti di terapia intensiva sono al collasso perché si commettono ritardi nell’individuare pazienti con sintomi riconducibili al Coronavirus, che andrebbero subito trattati con antivirali. Tali farmaci, infatti, ridurrebbero la replicazione del virus e si potrebbe evitare un peggioramento, purché assunti entro 72 ore dalle prime avvisaglie.

“In questo lasso di tempo avviene il danno virale nelle cellule del polmone profondo”, spiega Le Foche, “Dopo c’è una risposta del sistema immunitario, che crea un’infiammazione simile a quella delle polmoniti interstiziali”.

Le Foche: “Curare il Coronavirus dai primi sintomi”

Il paziente definito “paucisintomatico”, ovvero che presenta lievi sintomi, secondo l’immunologo va trattato con Idrossiclorodina. Il farmaco è un anti malarico attivo come immunomodulante e abbassa la capacità di replicazione del Coronavirus.

“Ci sono marcatori sierologici per individuare precocemente, con analisi del sangue da effettuare nei primi quattro giorni, chi rischia la terapia intensiva”, spiega.

Francesco Le Foche è un sostenitore del trattamento con Tocilizumab, farmaco per l’artirte utilizzato presso un ospedale di Napoli che ha dato riscontri positivi su pazienti affetti da Coronavirus. Per l’infettivologo, tale prodotto dovrebbe essere impiegato anche nella cura “al domicilio”.