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Coronavirus a Bergamo, la lettera dei medici: "Ospedale contaminato"

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Un gruppo di medici dell'ospedale di Bergamo ha scritto una lettera appello volta a denunciare la drammatica situazione dell'emergenza coronavirus.

Appare sempre più drammatica l’emergenza coronavirus nelle province della Lombardia orientale, con i medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che in questi giorni hanno scritto una lettera al fine di denunciare l’attuale situazione in cui versa la struttura sanitaria. Nell’appello, pubblicato sul New England Journal of Medicine Catalyst Innovations in Care Delivery, viene infatti affermato come la pandemia sia ormai fuori controllo, con l’ospedale totalmente contaminato dal virus.

Coronavirus, la lettera dei medici di Bergamo

Nella missiva, dal titolo “L’epicento del Covid-19” e firmata da 13 medici del nosocomio lombardo, viene descritto uno scenario altamente critico: “A Bergamo l’epidemia è fuori controllo. Il nostro ospedale è altamente contaminato e siamo già oltre il punto del collasso. 300 letti su 900 sono occupati da malati di Covid-19. Più del 70% dei posti in terapia intensiva sono riservati ai malati gravi di Covid-19 che abbiano una ragionevole speranza di sopravvivere”.

Gli operatori sanitari spiegano poi come la situazione sia grave soprattutto per i pazienti più anziani, ai quali spesso non si riesce a praticare nemmeno la rianimazione: “La situazione è così grave che siamo costretti a operare al di sotto dei nostri standard di cura. I tempi di attesa per un posto in terapia intensiva durano ore. I pazienti più anziani non vengono rianimati e muoiono in solitudine senza neanche il conforto di appropriate cure palliative. Siamo in quarantena dal 10 marzo”.

Gli ospedale come veicolo di contagio

All’interno della lettera inoltre, i medici specificano come siano gli stessi ospedali a essere il principale veicolo di trasmissione del coronavirus tra i pazienti, poiché: “Si riempiono in maniera sempre più veloce di malati infetti che contagiano i pazienti non infetti. Lo stesso sistema sanitario regionale contribuisce alla diffusione del contagio, poiché le ambulanze e il personale sanitario diventano rapidamente dei vettori.

I medici hanno poi spiegato come l’emergenza poteva essere evitata soltanto con un massiccio dispiegamento di servizi per la comunità: “Per affrontare la pandemia servono soluzioni per l’intera popolazione, non solo per gli ospedali”.

Con le strutture ospedaliere che in breve tempo assumono il ruolo di veri e propri lazzaretti, l’unica soluzione secondo gli operatori sanitari sarebbe quella di aumentare le cure domiciliari e le diagnosi telematiche: “Bisogna creare un sistema di sorveglianza capillare che garantisca l’adeguato isolamento dei pazienti facendo affidamento sugli strumenti della telemedicina. Un tale approccio limiterebbe l’ospedalizzazione a un gruppo mirato di malati gravi, diminuendo il contagio, proteggendo i pazienti e il personale sanitario e minimizzando il consumo di equipaggiamenti di protezione”.