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Coronavirus, le prostitute di Roma misurano la febbre ai clienti

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Le prostitute di Roma misurano la febbre ai clienti per non fermarsi del tutto in questo periodo di emergenza coronavirus.

A Roma anche le prostitute si adeguano all’emergenza coronavirus e molte di loro avrebbero iniziato a ricevere i clienti con il termoscanner, il sistema automatico di rilevazione della febbre. Un modo per mandare avanti il settore dei rapporti a pagamento, illegale e sommerso, ma innegabilmente presente all’interno delle nostre città. Oltre alla misurazione della febbre, come riferito da Il Tempo, ci sarebbero escort che lavorerebbero solo in smart working, offrendo un servizio via webcam con tanto di annuncio sul sito d’incontri con scritto #iorestoacasa. Una trovata senza dubbio ingegnosa, ma che non starebbe dando i frutti sperati visto che alla paura del contagio si aggiungerebbe ora anche la questione logistica legata a non poter muoversi di casa per effettuare spostamenti non autorizzati.

Coronavirus: a Roma le prostitute con il termoscanner

Il settore dei rapporti a pagamento prova dunque ad andare avanti, ma ha grandi difficoltà. Non si tradisce più in Italia, e in generale più in Europa. Dover segnalare tutti i propri contatti degli ultimi giorni in caso di contagio al Covid-19 metterebbe qualsiasi traditore, o traditrice, nella difficile situazione di dover vuotare il sacco.

La crisi nel mondo della prostituzione viene confermata anche da Lory, ragazza di 31 anni che da anni lavora nel mercato del sesso di alto livello: “Praticamente ho smesso di lavorare. Se prima facevo più di 5 incontri al giorno adesso se va bene vedo una persona”. Per tutelarsi e tranquillizzare anche la clientela, Lory ha deciso di prendere dei provvedimenti: All’ingresso ci sarà il controllo della temperatura con termoscanner. Misuro la febbre ai clienti. Ognuna fa come può. Se la prostituzione non viene legalizzata non ci sono regole per la tutela della salute. Spetta alla responsabilità dei singoli”.

Prostituzione e spaccio in forte crisi

Di pari passo con il mercato della prostituzione, c’è un altro grande settore invisibile al PIL che resta fermo: quello degli stupefacenti. I pusher, a Roma come in altre città, hanno dovuto chiudere bottega e sono in via d’estinzione come le prostitute che abitualmente popolano i marciapiedi di molti quartieri. Nella Capitale la tristemente celebre via Salaria è praticamente vuota da settimane. Anche le prostitute e gli spacciatori hanno subito una brusca battuta d’arresto per colpa del coronavirus, segnale che l’emergenza ha cambiato drasticamente lo stile di vita di molti, sostituendo alla ricerca del piacere e dello sballo quella di una mascherina o un detergente in più per potersi proteggere dal nemico invisibile.