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Coronavirus, parla il sindaco Gori: "A Bergamo 212 morti non contati"

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Giorgio Gori ha espresso dubbi sul reale numero dei morti da coronavirus, affermando che nella sua Bergamo ce ne sarebbero 212 non conteggiati.

Continua la polemica sul reale numero dei morti da coronavirus: con il primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori che nella giornata del 26 marzo ha mostrato i dati dei decessi in città nel mese di marzo evidenziando un anomalo incremento di questi rispetto agli anni precedenti, anche sottraendo i morti per Covid-19. Le perplessità del primo cittadino si aggiungono a quelle degli altri sindaci della provincia di Bergamo, che in questi giorni hanno sottolineato analoghe anomalie nei registri dei decessi.

Coronavirus, Gori sul dato dei decessi


In un post pubblicato sui social, Giorgio Gori afferma infatti: “A Bergamo, dall’1 al 24 marzo, i decessi dei residenti sono stati 446: 348 più della media degli ultimi anni (98). I decessi ufficialmente dovuti a Covid-19 nel periodo sono 136. Ce ne sono 212 in più. Con una mortalità all’1,5-2%, i contagiati in città sarebbero tra 17 e 23mila”.

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Al dato dei morti non conteggiati, Gori inoltre aggiunge quello dei possibili contagiati totali se quegli stessi morti dovessero essere considerati come decessi per coronavirus. Stando ai calcoli del primo cittadino, in quel caso i contagi nella sola Bergamo sarebbero tra i 17mila e i 23mila, circa un quarto di tutti i contagi italiani al 26 marzo.

I numeri negli altri comuni

Gori non è però il primo sindaco che ha sollevato il problema della probabile sottostime dei morti reali. Nei giorni scorsi anche altri primi cittadini della bergamasca hanno evidenziato dati analoghi confrontando i decessi nel mese di marzo 2020 con quelli dello stesso periodo negli anni precedenti, come il sindaco di Scanzorosciate Davide Casati che ha affermato: “Abbiamo provato a raccogliere i dati dall’anagrafe comunale, raffrontandoli con quelli dell’anno scorso: nel periodo dal 2 al 15 marzo del 2019 abbiamo avuto 6 decessi di anziani, tutti in casa di riposo. Quest’anno nelle stesse due settimane ne contiamo 36. Di questi, nessuno è stato conteggiato come morto da coronavirus nonostante su 36 ben 17 presentassero sintomi di polmonite e insufficienza respiratoria.