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GoFoundMe, costi occulti della piattaforma: Antitrust apre inchiesta

GoFundMe costi occulti

GoFundMe tratterrebbe delle commissioni su chi dona in favore delle campagne di raccolta fondi attivate: l'organo preposto indaga sui suoi costi occulti.

L’Antitrust ha aperto un’inchiesta su presunti costi occulti della piattaforma GoFundMe che nel pieno dell’emergenza coronavirus in Italia in molti stanno usando per avviare campagne di raccolta fondi. In primis Chiara Ferragni e Fedez che in pochi giorni, con la loro iniziale donazione di 100.000 euro hanno messo insieme oltre 4 milioni di euro. Questi hanno consentito l’apertura in tempo record di un reparto di terapia intensiva all’ospedale San Raffaele di Milano grazie a oltre 200.000 contribuenti. L’organo che vigila sul rispetto delle norme a tutela della concorrenza sta però indagando sulla possibilità che la piattaforma abbia trattenuto una percentuale di ogni donazione.

Costi occulti di GoFundMe

Il sito offre infatti la possibilità di versare una somma in modo gratuito e senza costi per il donante, ma è proprio questa gratuità ad essere oggetto di discussione. L’Agcom ha infatti sottolineato che esistono dei costi occulti connessi alle transazioni con carte di credito e debito. Inoltre, la piattaforma consente ai consumatori di elargire delle commissioni facoltative su ogni transazione. Non si tratta di una somma aggiuntiva ma di una percentuale tolta dall’importo versato. Che così non confluirebbe interamente nella raccolta fondi proprio a causa di questo prelievo.

Se si prova a effettuare una donazione, si nota infatti che la commissione è preimpostata sul 10% della cifra che si vuole donare. Solo se ci si accorge si può cambiare la percentuale ma, tra le diverse opzioni, oltre al 10% ci sono solo 5 e 15%. L’unico modo per annullarla è quello di schiacciare su “Altro” e scrivere manualmente lo zero. Una procedura che non tutti sanno e che quindi potrebbe aver comportato il fatto che dell’intera somma raccolta una parte vada alla piattaforma.

A questo proposito è intervenuto anche il Codacons che ha chiesto al San Raffaele se per effettuare i lavori abbiano utilizzato i soldi raccolti o li abbiano anticipati in attesa di riceverli. L’obiettivo è quello di verificare se il denaro di chi in buona fede vuole aiutare la sanità italiana arrivi tutto a destinazione o se qualcosa rimanga in mano ai privati.


Il Codacons ha inoltre spiegato che le commissioni del 10% pagate inconsapevolmente dagli utenti che non se ne erano accorti vanno immediatamente restituite. Si tratterebbe di 400.000 euro incassati dal fondo e 116.000 di spese per le carte di credito.