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Infermiera aggredita a sputi in faccia: "Ha fatto davvero male"

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Aggredita a sputi in faccia alla fine del turno: è quanto successo ad un'infermiera della struttura ospedaliera di Mestre.

Un’infermiera del Distretto sanitario di Mestre (Venezia) è stata aggredita a sputi in faccia al termine dell’orario di lavoro. L’episodio si è verificato alle 13 di venerdì 27 marzo 2020 e ha spinto la referente della struttura a scrivere una lettera al sindaco Luigi Brugnaro.

Infermiera aggredita a sputi in faccia

In un’emergenza come quella che l’Italia sta vivendo in cui tutti gli ospedali si trovano a dover fronteggiare il coronavirus, a vivere situazioni difficili sono anche i lavoratori dei reparti dell’Ulss. Costoro, che per quanto riguarda la struttura di Mestre sono in 24 (dieci medici e quattordici dipendenti), garantiscono il servizio a centinaia di pazienti cronici e gestiscono le urgenze dalle 8 alle 20 dal lunedì al venerdì e il sabato dalle 8 alle 10. E spesso si trovano a essere vittime di azioni criminali.

E’ il caso dell’infermiera in questione aggredita con sputi, un atteggiamento tanto più pericoloso ora che alla violenza si aggiunge il rischio di contrarre l’infezione. L’aggressione è avvenuta mentre usciva dal cancello carraio con l’auto. Avendo dovuto abbassare il finestrino per suonare alla guardia chiedendo che gli aprisse il cancello una persona si è affacciata e le ha sputato in faccia.

Si tratterebbe di uno dei dieci o venti individui che ogni giorno sono stanziati all’ingresso o alla fermata del tram con atteggiamenti molesti o provocatori. Presumibilmente sarebbero spacciatori che, rimasti senza clienti, scaricano la loro rabbia su chi non ha colpe.

La dottoressa Raffaella Michieli ha informato il primo cittadino dell’accaduto aggiungendo che, se non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza, il personale potrebbe interrompere la sua attività. “Già la situazione è difficile per noi sanitari, in più ci si mettono anche questi personaggi che sinceramente non so cosa vogliano. Intimidirci con l’incognita di trasmetterci il coronavirus sputandoci in un occhio?“, si legge nella missiva.

Si spiega inoltre che nell’organico della struttura ci sono 18 donne che arrivano alle 8 quando non c’è nessuno ed escono alle 20 quando tutti gli uffici del Distretto sono già chiusi. “Vogliamo che ci venga garantita la tutela necessaria per poter continuare a lavorare. Quanto successo ci ha fatto davvero male“, ha concluso la Michieli.