> > Coronavirus, l'aborto è impossibile: le associazioni si mobilitano

Coronavirus, l'aborto è impossibile: le associazioni si mobilitano

coronavirus aborto

Praticare un aborto ai tempi del coronavirus è quasi impossibile. L'associazione Obiezione Respinta si mobilita per aiutare le donne in difficoltà.

Il coronavirus ha cambiato anche “scelte delle donne” sull’aborto. Ai tempi dell’infezione è quasi del tutto impossibile interrompere una gravidanza. L’associazione Obiezione Respinta offre supporto alle donne quando gli ospedali non possono assicurare la terapia. L’Italia resta indietro anche per i troppi obbiettori di coscienza.

Coronavirus, l’aborto “impossibile”

Eleonora Mizzoni, è la fondatrice dell’associazione Obiezione respinta. L’organizzazione segnala e mappa i luoghi dove viene esercitata obiezione di coscienza e dove invece le donne possono trovare aiuto nel percorso dell’aborto. Ai tempi del coronavirus l’aborto, che già normalmente risulta una pratica a tratti osteggiata, diventa quasi impossibile. Non tutte le strutture, impegnate ad affrontare l’emergenza covid-19, possono assicurare l’aborto farmacologico e ancor di meno quello chirurgico.

Il nostro telefono squilla in continuazione – spiega la fondatrice -. Dall’inizio dell’emergenza abbiamo ricevuto centinaia di richieste di aiuto da parte di donne che non sanno a chi rivolgersi. In molte regioni i consultori sono chiusi, tanti medici di base sono obiettori di coscienza e si rifiutano di indirizzarle a qualcuno per l’Ivg (interruzione volontaria di gravidanza, N.d.R.). Interi reparti sono stati trasferiti, molti medici non obiettori sono ammalati o costretti alla quarantena. I centralini degli ospedali rispondono con sufficienza: ‘e che fai, ti metti ad abortire in piena emergenza coronavirus?‘. Il risultato è che molte donne non riescono ad accedere al servizio. E nessuno si preoccupa di aiutarle“.

L’Italia resta indietro

La pillola utilizzata per l’aborto la Ru486 è stata introdotta in Italia nel 2009 dopo tante battaglie morali e politiche. L’uso è ancora esorcizzato. In Filandia l’87 degli aborto avviene farmacologicamente. A seguire la Svezia (93%) e la Francia (67%). L’Italia si ferma al 17,8%.

In paesi come l’Inghilterra, dove il farmacologico è deospedalizzato, – spiega Eleonora- la situazione non è così al limite. Qui invece ci sono intere province dove da settimane non è possibile abortire“.

L’ostacolo presente in Italia è rappresentato soprattutto, stando ai dati diffusi dal Ministero della Salute nel 2018, dall’alta percentuale di medici obbiettori di coscienza (68,4%) seguiti da anestesisti 45,6% ed il personale non medico (38,9%).

Le associazioni coinvolte

Per aiutare le donne che si trovano in difficoltà l’associazione Obiezione respinta e IGV – Ho abortito e sto benissimo si sono attivate per lanciare un servizio di supporto. Quest’ultimo consiste non in un supporto medico, ma in un sostegno psicologico.

“L’interruzione di gravidanza non è considerata come un’attività essenziale – continua Eleonora – Anche per come è stato scritto il decreto, non è chiaro se sia un’operazione medica urgente, perché si ha un tot di tempo per farla. E se si hanno ancora dieci settimane davanti in cui è possibile abortire, ti dicono di aspettare e lasciare posto ai malati di coronavirus. Come se portare avanti una gravidanza indesiderata non sia un’esperienza traumatica. Il corpo cambia, si hanno le nausee. Il non prendere minimamente in considerazione la questione, dà la cifra di come non venga ancora data dignità a chi decide di abortire.