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Coronavirus, l'utilità del bollettino quotidiano della Protezione Civile

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Il bollettino della protezione civile sui nuovi numeri del coronavirus non fornirebbe dati funzionali all'impostazione di una strategia

Uno degli appuntamenti fissi in questo periodo di quarantena da coronavirus è il bollettino delle 18:00 con cui la Protezione Civile informa la popolazione in merito ai numeri di nuovi positivi, morti e guariti delle ultime 24 ore. Uno rito da molti virologi, esperti e commissari ritenuto inutile e fuorviante soprattutto perchè quei numeri non permetterebbero di fornire un quadro reale della situazione. I dati verrebbero infatti raccolti con scarsa omogeneità e in più non permetterebbero di sapere per certo quante siano le persone che hanno realmente contratto il virus, in quanto il dato sarebbe relativo ai solo che hanno fatto il test nelle 24 ore e questo ha dato esito positivo. I numeri dunque non permetterebbero di creare una corretta analisi necessaria per impostare una strategia per uscire dall’emergenza, tant’è che in più occasione si è immaginato di essere arrivati al picco dell’epidemia salvo essere smentiti 24 ore dopo.

L’inutilità del bollettino della protezione civile

Il bollettino delle 18:00 del capo della Protezione Civile Angelo Borrelli dovrebbe, nelle intenzioni del governo, servire a garantire la massima trasparenza possibile ai cittadini. Non è di questa opinione il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che in un videomessaggio ha detto: “A volte il sistema della trasparenza e della privacy mostra i suoi limiti. I dati sui contagi sono ufficiali ma non restituiscono il vero. La maggior parte degli scienziati sostiene che la diffusione è 10 volte tanto e noi non siamo sempre al corrente del numero dei tamponi effettuati. E poi: quali informazioni ci danno quei dati su quando potremo tornare alla normalità?. Ragionare sulla giornata rischia di creare soltanto ansia tra la gente”. In quest’ultimo passaggio Sala si è riferito nello specifico a quanto sostenuto da Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, secondo il quale sarebbe meglio comunicare le cifre ogni 3 o 4 giorni per permettere una visione più completa.

Anche Borrelli non crede a quei numeri

Lo stesso Borrelli ha dichiarato a La Repubblica che i contagiati potrebbero essere dieci volte di più di quelli identificati e la sua affermazione trova l’opinione concorde di molti virologi, da Roberto Burioni al primario di infettivologia all’Ospedale Sacco di Milano Massimo Galli. C’è poi l’ipotesi avanzata dal sindaco di Nembro, Claudio Cancelli, e dell’amministratore delegato del centro medico Sant’Agostino, Luca Foresti, che con una verifiche demografiche hanno dimostrato che le vittime da coronavirus nel comune bergamasco sarebberero 4 volte di più di quelle fornite nei dati ufficiali.

Un modello alternativo

Numeri poco veritieri e privi di fondamento per permettere un’analisi corretta dello stato della situazione. Per fronteggiare a tutto questo due ex presidenti dell’Istituto di Statistica italiana, Giorgio Alleva e Alberto Zuliani, hanno suggerito a Speranza, Brusafero (presidente dell’Iss) e a Ricciardi di cambiare strategia. La soluzione per loro potrebbe essere quella di ricorrere al campione statistico: per produrre dati rappresentativi bisognerebbe dunque realizzare un protocollo di osservazione a campione, che comprenda 2 mila persone per Regione, alle quali effettuare (e ripetere) il tampone in maniera sistematica e controllata.