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Coronavirus, tre sorelle morte in poche ore nella stessa casa di riposo

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Il decesso congiunto per coronavirus di 3 sorelle in un casa di riposo riapre il tema della scarsa prevenzione nelle comunità per anziani.

A Coccaglio tre sorelle che vivevano nella stessa casa di riposo sono morte a distanza di poche ore l’una dall’altra a causa del coronavirus. Si chiamavano Adele, Elvira e Luisa Tedeschi e la loro triste storia va ad aggiungersi alle molte che in questo periodo stanno riguardando le comunità e i luoghi di aggregazione delle persone più anziane. Il tema delle case di riposo diventate, loro malgrado, dei focolai del Covid-19 è uno di quelli su cui maggiormente occorrerà fare chiarezza una volta finita quest’emergenza, visto che le denunce da parte dei parenti e dei direttori sanitari continuano ad arrivare. “Nessuno viene sottoposto a tampone e i dispositivi di protezione individuale non bastano per tutti” dice il personale sanitario che segue le vicissitudini delle strutture ricettive degli anziani. A Coccaglio, comune del Bresciano, sarebbero 24 le persone morte dall’inizio della pandemia, di queste però solo cinque sarebbero state accertate ufficialmente dall’Ats di zona come decessi per coronavirus.

Tre sorelle morte per coronavirus

Le tre sorelle erano tutte ultra novantenni e ospiti della casa di riposo gestita dalla Fondanzione Pompeo e Cesare Mazzocchi Onlus. Le loro morti vanno ad aggiungersi alle molte che hanno riguardato i piccoli comuni in provincia di Brescia. Altro caso simile è quello di Chiari dove sono 180 le persone decedute dall’inizio dall’epidemia e dove restano da chiarire i decessi avvenuto all’interno della casa di riposo Cadeo, che ospita 130 persone.

La richiesta di maggiori tamponi nel bresciano

Brescia e la sua provincia è una delle zone maggiormente colpite in tutta la Lombardia, tanto che Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, ha proposto a più riprese che venissero eseguiti in tutta l’area dei tamponi a tappeto. “Serve un’indagine epidemiologica casa per casa, quartiere per quartiere – ha detto Galli – Bisogna sostenere le migliaia di persone che sono contagiate e che però sono a casa e che magari non lo sanno di essere positivi e continuano ad infettare gran parte dei contagi avvengono in contesti famigliari come ovvio che sia vista la vicinanza tra le persone, uno rimane infettato e contagia tutti gli altri”.