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Coronavirus Castiglione D'Adda: il 70% dei donatori di sangue è positivo

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A Castiglione D'Adda il 70% dei donatori di sangue è positivo al coronavirus: un caso che ha attirato l'attenzione degli scienziati. Le ipotesi.

Castiglione D’Adda diventa un caso studio: 40 donatori di sangue su 60 (ovvero il 70%), infatti, sono risultati positivi ai test per coronavirus. Un fatto che, secondo gli esperti, si deve imputare ai cosiddetti pazienti asintomatici. Il dato è emerso in seguito a uno screening realizzato dall’ospedale di Codogno sui donatori dell’Avis di Castiglione. Molti erano positivi senza saperlo, perché asintomatici. Tuttavia, come chiarito diverse volte dagli esperti, anche in questa emergenza è possibile donare il sangue.

“Se il tampone è positivo ci pensa l’Asst a chiamare subito l’interessato perché va messo in isolamento, e verosimilmente dopo 72 ore se non arriva la chiamata è negativo”. Il dottor Mario Grazioli, presidente e direttore sanitario dell’Avis di Codogno fa chiarezza sulla situazione.

Coronavirus Castiglione, donatori di sangue

Quaranta donatori su sessanta sono risultati positivi ai test di coronavirus: i dati riguardano i donatori di sangue dell’Avis di Castiglione D’Adda. Il dottor Grazioli, però, intende fare alcune precisazioni a tale riguardo. Diversa è la positività al tampone e la positività alla carica anticorpale, che si verifica quando “la persona ha sviluppato gli anticorpi perché ha fatto il Covid in maniera asintomatica”. “In questo caso – prosegue il dottore – ci mandano un elenco di donatori, che invitiamo ad andare a Lodi a donare il plasma. Per il momento sono arrivati circa 15 nomi, ma il numero può dipendere dalla velocità d’invio”.

La dottoressa Clelia Pontini ha invece chiarito che molti di questi casi erano attesi “dai sintomi, dalla perdita del sapore e dell’odore, che quelle febbriciattole che ci dicevano di non scambiare con il Covid erano Covid”. Castiglione ha 4500 abitanti in totale: 190 sono i casi di coronavirus e 80 i decessi. “Se questi dati di una micro-popolazione li avessero avuti a Codogno e Casale – precisa Pontini – non sarebbero bastate le rianimazioni della Lombardia”.

Come fare per fronteggiare l’emergenza? “Bisogna decidere – conclude il medico -. Se il “sommerso” è un 70 per cento degli ammalati bisogna prendere in carico il territorio e andare a stanare anche i portatori asintomatici per arginare la malattia. Ma non si fa, come se fosse una malattia ospedaliera”.