> > Coronavirus, nei palazzi del potere è guerra tutti contro tutti

Coronavirus, nei palazzi del potere è guerra tutti contro tutti

Coronavirus politici

Nella gestione dell'emergenza Coronavirus è scoppiata una guerra tra chi dovrebbe indicare la via: Governo e istituzioni locali e istituzioni locali fra di loro.

Ammettiamolo: in questa emergenza derivata dalla pandemia Covid-19 si è creata tanta confusione. Ci sembra di affrontare qualcosa di più grande di noi, che non riusciamo pienamente a capire. I motivi? In primis siamo in pieno “overload informativo”: ogni giorno dobbiamo smarcarci tra servizi televisivi, approfondimenti sui giornali, interviste e fake news che girano sui social, che la categoria di giornalisti sta provando – non con poca difficoltà – a combattere.

Inoltre, sta continuando a rendere più complesso per le persone sentirsi “comunità” nel combattere il Coronavirus la mancanza di un’unica voce che le guidi. Al contrario è scoppiata una guerra tra chi dovrebbe indicare la via: governo e istituzioni locali e istituzioni locali fra di loro.

Le notizie degli ultimi giorni ci restituiscono proprio questo quadro: uno scontro tutti contro tutti tra il premier Giuseppe Conte, i presidenti di regione e i sindaci.

Lo scontro fra Governo e Regioni

Spesso, infatti, i provvedimenti emanati a livello nazionale sono stati contestati – e talvolta applicato diversamente – a livello locale.

L’ultimo esempio è il fantomatico decreto delle “passeggiate genitore-figlio minore”, ammesse a livello nazionale, ma di fatto criticate da diversi governatori, da De Luca in Campania a Fontana in Lombardia. E lo stesso si può dire anche andando a stringere il campo sui sindaci: un esempio è il sindaco di Bari, Antonio Decaro, intervenuto in diretta per ricordare la pericolosità di questa “apertura” da parte del Governo ora che il picco dei contagi sembra essere stato raggiunto.

E purtroppo non si tratta della prima volta: già sulla questione jogging si erano elevate decine di voci diverse tra le istituzioni locali – a favore o non – senza giungere tutt’oggi a una definizione unica.

Lo scontro fra le Regioni

Non solo i provvedimenti, però, questa “royal rumble” (letteralmente) tocca anche l’organizzazione dei presidi sanitari.

Il presidente di Regione, Michele Emiliano, ha ingaggiato una battaglia personale per assicurare la presenza di dispositivi di protezione per il personale sanitario negli ospedali pugliesi.

Un appello già lanciato qualche giorno fa in diretta sull’emittente La7: “Abbiamo bisogno di mascherine e tute, purtroppo non stanno arrivando in Puglia”. Il cortocircuito, andando a incrociare i dati della Protezione civile e della Regione Puglia, sembrerebbe essere nella spedizione: i dispositivi, anche se risultano inviati, non sono mai arrivati a destinazione.

Il Governatore della Puglia, in questa guerra, ha perfino firmato un’ordinanza per requisire un macchinario per l’analisi dei tamponi prodotto in Puglia, ma originariamente destinato al Veneto. Nessun pesce d’aprile, ma un gesto forte che ora rischia di estendere lo scontro anche nei confronti della Regione Veneto.

“In Veneto hanno evidentemente disponibilità di macchine e reagenti in numero tale da realizzare più di 6.000 analisi al giorno”, mentre la Puglia non arriva supera i 1000 tamponi, è stata la dichiarazione con cui il Governatore pugliese ha giustificato l’atto.

La polveriera però sembra non essere esplosa: con un colloquio telefonico Zaia ed Emiliano hanno trovato un accordo con le ditte fornitrici, concordando che le strumentazioni arriveranno sia alla Puglia che al Veneto nei quantitativi e nei tempi previsti. Ma ora Emiliano rischia legalmente: il potere di bloccare un carico è in capo solo alla Protezione civile, come indicato nel decreto del governo del 18 marzo.

Gli scontri fra Regione e Comune

Non mancano, a dire il vero, neanche gli scontri all’interno della stessa regione, fra Sindaci e Governatore. È il caso della Lombardia, dove il Sindaco di Milano Beppe Sala e altri suoi colleghi hanno espresso molteplici dubbi su come Fontana stia gestendo l’emergenza. Critiche secondo il Governatore della Lombardia sarebbero frutto unicamente di un calcolo politico.

Quali effetti questi scontri avranno sui rapporti tra le varie regioni e il governo non è dato saperlo, quel che è certo è che noi ne usciremo più confusi, ricordando che nel momento in cui l’Italia doveva essere unita, si è invece ritrovata separata nelle cabine di regia. In qualsiasi modo si evolverà la pandemia nei prossimi mesi, quello che rimarrà poi è una riflessione sulla necessità di riformare la catena di comando. E soprattutto capire se questi scontri sono serviti ad accelerare o a ritardare l’obiettivo dei contagi 0.