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Perché è probabile una nuova impennata di contagi da coronavirus

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Coronavirus, perché è probabile una nuova impennata di contagi. Lo studio realizzato da Fondazione Gimbe non fa ben sperare per il futuro.

La pandemia da coronavirus è destinata a continuare ed è molto probabile una nuova impennata di contagi a causa della fase 2. A confermarlo è anche uno studio della Fondazione GIMBE che evidenzia come i contagi non siano davvero in riduzione. “Considerato che la riduzione dei nuovi casi sembra inferiore a quanto atteso – afferma Nino Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ha effettuato una revisione di evidenze scientifiche e narrative per identificare le possibili motivazioni, con il duplice obiettivo di informare le Istituzioni sui parametri per avviare la ‘fase 2’ e di sensibilizzare decisori della sanità, datori di lavoro e popolazione sulle proprie responsabilità”. Secondo la roadmap lanciata venerdì 17 aprile dalla Commissione Europea per la ripartenza è fondamentale ridurre e stabilizzare il numero di ricoveri e/o dei nuovi casi per un periodo di tempo prolungato.

Coronavirus contagi: i numeri

Ed è per questo che secondo gli esperti di Fondazione GIMBE è importante: “Una programmazione scientifica della ‘fase 2’ che non può inseguire i numeri del giorno, ma deve osservare almeno le variazioni settimanali”. E in tal senso i dati dell’ultima settimana sui contagi non sono affatto incoraggianti: se, infatti, si è ridotto il numero dei pazienti ricoverati con sintomi (-3,0%) e soprattutto di quelli in terapia intensiva (-16,6%), si rileva un aumento dei casi totali del 18,0% (+25.733), di cui 3.976 decessi (+22,5%) (figure). “L’efficacia delle misure di distanziamento sociale sul contenimento dell’epidemia – afferma ancora Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – dipende da tre fattori: tempestività, intensità e aderenza della popolazione”.

Non ci sono dubbi che numeri così alti siano dovuti a una partenza in ritardo: “Il lockdown non è stato affatto totale e che l’aderenza della popolazione è stata buona, ma non eccellente, a giudicare dal numero delle sanzioni elevate nel corso dei controlli”. Ed è per questo che Cartabellotta va molto cauto: “Nonostante il contagioso entusiasmo per l’avvio della fase 2, serve la massima prudenza: se oggi, infatti, ospedali e terapie intensive iniziano a ‘respirare’, i numeri confermano che la curva dei contagi non è affatto sotto controllo ed il rischio di una nuova impennata dei casi è sempre in agguato”.

Perché i contagi non si sono ridotti

Ma perché i contagi non si sono ridotti? Sono state individuate due macro-categorie di motivazioni. La prima riguarda l’identificazione di casi in sottogruppi di popolazione non adeguatamente esplorati. È funzione diretta del maggior numero di tamponi eseguiti tra gli operatori sanitari, gli ospiti di residenze per anziani e case di riposo, i detenuti negli istituti penitenziari, oltre che di una tracciatura dei contatti più efficace e del crescente numero di casi oligo/asintomatici identificati sul territorio.

Inoltre, si è registrata una ridotta efficacia delle misure di distanziamento sociale: consegue a differenti motivazioni in parte non prevenibili (ruolo dei soggetti asintomatici), in parte a carenze sanitarie (insufficiente tracciatura dei contatti, isolamento domiciliare inadeguato), oltre che a misure inadeguate sui luoghi di lavoro e negli spazi chiusi, inclusi mezzi di trasporto, e a comportamenti individuali impropri.