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Coronavirus e scudo penale: cosa significa che nessuno pagherà per gli errori?

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Scudo penale per gli errori commessi negli ospedali durante l'emergenza coronavirus: i primi a criticarlo sono i medici.

Il coronavirus ha colpito violentemente l’Italia e il suo sistema sanitario. Migliaia di morti, per molti dei quali viene chiesta giustizia da parte dei familiari, sempre più convinti che siano stati commessi degli errori da parte di medici, infermieri e classe dirigente. Una class action senza precedenti, che potrebbe andare a compromettere ancora di più il già fragile comparto ospedaliero. Per questo si parla di uno scudo penale, uno schermo giuridico per proteggere ed esentare penalmente e civilmente medici, operatori sanitari e chi dirige gli ospedali dal rischio delle cause nel periodo dell’emergenza.

Coronavirus e lo scudo penale

Includere anche i manager delle strutture sanitarie nell’eventuale scudo andrebbe a proteggere quest’ultimi non solo dalle denunce dei cittadini, ma anche da quelle del personale sanitario stesso visto che sono fin qui morti più di 80 medici, con oltre 10mila contagiati, e 25 infermieri, tra i 5500 contagiati. L’accusa degli operatori del settore medico è sempre la stessa: la mancanza di sicurezza sul posto di lavoro e, in alcuni casi, anche la totale sottovalutazione dell’emergenza anche nel momento in cui questa si è palesata con la sua brutale violenza. I medici dunque sarebbero i primi a dichiararsi indignati nei confronti di questo scudo penale che si estende anche ai manager, arrivando anche a dichiaralo un vergognoso “colpo di spugna” per le condotte irresponsabili.

Gli emendamenti della politica

La politica tutta, tra partiti di maggioranza e opposizione, ha cercato di introdurre questo scudo penale proponendo una lunga serie di emendamenti al decreto Cura Italia. C’è ad esempio la richiesta della Lega firmata da Matteo Salvini che include, per l’appunto, oltre ai medici anche i manager delle strutture ospedaliere. La mozione è stata prima presentata e poi ritirata nel momento in cui sono cominciate ad arrivare le critiche da parte dei medici stessi.

C’è poi l’emendamento che porta la firma del capogruppo PD Andrea Marcucci, su cui potrebbe esserci il via libera della maggioranza e del ministro della Giustizia Bonafede, che limita la responsabilità ai “casi di dolo e colpa grave” sia per medici e infermieri che per le strutture sanitarie e sociosanitarie. E dunque per il loro management (direttori generali, sanitari e amministrativi) e gli altri dirigenti.

Le proteste dei medici

Protestano i medici e gli operatori sanitari, visto e considerato che molti dei loro colleghi sono morti così come molti pazienti che, con una gestione differente dall’inizio della diffusione del virus, avrebbero avuto delle possibilità in più di farcela. Il presidente degli Ordini dei medici Filippo Anelli ha detto: “Se alla già difficile situazione dei medici aggiungiamo il fatto che sono stati invece presentati diversi emendamenti volti a esentare le strutture e gli amministratori da ogni responsabilità verso gli operatori e i cittadini che si siano infettati, la misura è veramente colma. Andrebbero ritirati per consentire, con il giusto tempo, di avviare un confronto con il Governo”.

Anche il segretario della principale sigla dei medici ospedalieri, Anaao Assomed, Carlo Palermo è concorde con la visione di Anelli: “O si presenta una norma che tutela solo gli operatori sanitari oppure è meglio non farla. Non c’è fretta. Per un verso ci deve essere uno scudo adeguato per gli operatori sanitari e deve essere previsto solo il dolo, anche in caso di colpa grave. Dall’altro lato, sulla questione degli eventuali risarcimenti ai sanitari contagiati o deceduti, nel caso in cui non sia previsto un percorso civilistico, bisogna cominciare a pensare a un Fondo per gli indennizzi, da aggiungere a quelli Inail”.

Oltre a questo c’è il probabile sciopero dei medici di base che annunciano di chiudere gli ambulatori perchè stanchi di non ricevere il materiale medico sanitario necessario per poter visitare i pazienti senza rischi. Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale si è così espresso sul tema: “Siamo pronti a chiudere gli studi che non sono parte dei Livelli essenziali di assistenza”.