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Coronavirus, Galli: "Riapertura di alcune attività a partire da giugno"

massimo galli coronavirus

Massimo Galli si è detto ottimista: la riapertura delle attività dopo l'emergenza coronavirus potrebbe essere dal mese di giugno.

Il primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano è stato ospite nella trasmissione di Lilli Gruber. Di fronte alla domanda sulla possibile data di riapertutra delle attività, Massimo Galli ha voluto essere ottimista: “Potremmo riuscire ad avere una riapertura di alcune attività – ha detto – a partire da giugno”. Il premier Conte, però, ha annunciato che alcuni allentamenti alle misure restrittive potrebbero arrivare già dalla fine di aprile. Conte intende, secondo indiscrezioni, concedere deroghe ad alcune aziende, in particolare alle librerie e alle cartolerie. I cittadini, invece, dovranno attendere il 3 maggio. “Una data certa per la riapertura delle imprese? – ha ribadito Galli -. Se siete capaci di convincere il virus a dare una data certa, allora avremo una data certa”.

Coronavirus, Galli sulla riapertura delle attività

“Una data certa per la riapertura delle imprese? – ha ribadito Galli -. Se siete capaci di convincere il virus a dare una data certa, allora avremo una data certa”. Le date certe, ha continuato il primario, si possono dare sulla base di criteri economici, “ma è molto dura dare delle date certe sulla base di situazioni che vengono governate da qualcosa di non governabile”.

“Sono assolutamente convinto che sia necessario trovare una modalità che ci possa consentire in sicurezza di dare al Paese la possibilità di riprendere”, ha poi aggiunto. Ma sulla riapertura avverte: “Se apriamo troppo presto e malamente, ci risiamo dentro da capo e se ne riparla in autunno. Questo è il vero rischio dei rischi”.

“Attenzione – avverte infine – ricominciare troppo presto sarebbe sicuramente sbagliato, ma programmare adesso la ripresa e gli strumenti per la ripresa è assolutamente fondamentale. Ma precisa anche che “per riprogrammare la ripresa” bisogna avere “gli strumenti diagnostici, cioè tamponi e test sierologici, nella misura sufficiente per poterlo fare anche con una gradualità”.