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Coronavirus, Italia verso la fase 2: quali sono i lavori più a rischio?

Coronavirus, Fase 2: quali sono i lavori più a rischio contagio

Per la Fase 2 il Governo sta decidendo in che ordine riaprire attività e negozi in base al rischio contagio da coronavirus sul posto di lavoro.

Il Governo sta preparando un nuovo decreto che, con tutta probabilità, vedrà una proroga del lockdown fino al 3 maggio. Al contempo sta pensando alla Fase 2, e cioè alla fase che seguirà la fine dell’isolamento domiciliare e della chiusura totale delle attività commerciali, delle scuole e delle università, dei luoghi di svago, cultura e formazione. La riapertura delle attività nella Fase 2 deve tenere conto comunque dei pericoli di un possibile ritorno del coronavirus: i lavori più a rischio di contagio saranno gli ultimi a riaprire.

Coronavirus: Fase 2 e lavori più a rischio

Il governo sta programmando la Fase 2, che prevede la riapertura graduale e ragionata di attività produttive, negozi e uffici. Per questo ha istituito un Comitato tecnico-scientifico che, insieme all’Inail, sta studiando i livelli di rischio per i lavoratori di ogni attività.

Per valutare il rischio di un lavoro si tiene conto di diversi fattori: la distanza fisica tra i vari lavoratori, ma anche quella tra i lavoratori stessi e i clienti; il tempo di esposizione al rischio contagio, quindi la durata del contatto tra i lavoratori; il luogo di lavoro (aperto, chiuso, quanto è areato).

Le attività poi sono state divise in tre gruppi in base al rischio: le attività del primo gruppo, quelle meno rischiose, apriranno per prime, poi apriranno quelle del secondo gruppo (rischio medio) e infine quelle del terzo gruppo (rischio alto). La Commissione informa anche che l’uso di guanti, mascherine e altri dispositivi di protezione sono raccomandati all’interno dei locali, perché diminuiscono le possibilità di trasmissione.

La classifica dei lavori più a rischio

Nel primo gruppo di lavori, quelli meno rischiosi e che quindi apriranno per primi, troviamo: le coltivazioni agricole, quelle di fabbricazione di mobili, quelle di riparazioni di materiale informatico o casalingo. A queste si aggiungono lavori contabili, legali e amministrativi che non prevedono il contatto stretto e prolungato con il cliente.

Nel secondo gruppo troviamo i lavori a rischio medio. Questo gruppo comprende soprattutto negozi e fabbriche, quindi commessi e operai, ma anche uffici. Per questi ultimi il Governo sta però cercando di incentivare, dove possibile, il sistema dello smart working.

Infine, nel terzo gruppo si trovano si trovano i lavori più rischiosi, gli ultimi che riapriranno. Si tratta di quelle attività per cui è impossibile mantenere distanziamento sociale, come per esempio bar, ristoranti, discoteche, palestre, scuole. Si aggiungono anche lavori in cui il rapporto tra i lavoratori o tra il lavoratore e il cliente è prolungato, come parrucchieri, estetisti, dentisti. In questo gruppo troviamo anche teatri e cinema che, insieme alle altre professioni di questo gruppo, sono quelli che stanno più soffrendo per la chiusura.