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Coronavirus, l'odissea di Veronica malata senza tampone

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Coronavirus, la denuncia di Veronica a Milano: "Io malata senza tampone né quarantena certa".

“Se volessi oggi potrei uscire di casa. Ma sarei una bomba atomica e un pericolo per gli altri. E scelgo da sola di non farlo ma nessuno mi dice niente”. A parlare è Veronica Rencricca, 38 anni, di Milano. In un’intervista rilasciata a MilanoToday la donna ha denunciato la superficialità del sistema sanitario lombardo, che non le permette di sottoporsi a un tampone, nel trattare il coronavirus.

Coronavirus Milano, la denuncia di Veronica

“Credo che io debba raccontare tutto, perché sono sicura che a Milano ci saranno migliaia di storie come la mia. Sommerse e silenziose”. Apparentemente Veronica ha avuto il coronavirus. Apparentemente perché, nonostante tutti fossero d’accordo sulla diagnosi, nessuno le ha mai fatto un tampone. I primi sintomi il 25 marzo: affanno, tosse persistente e temperatura sopra i 37. Ma Veronica non si allarma, non vuole intasare gli ospedali che sono in piena crisi. “Premetto che non ho il medico di base qui a Milano -chiarisce la donna- e non ho voluto prendere un treno per tornare a Roma, certa di stare in una Regione come la Lombardia che mi avrebbe garantito lo stesso tutto il necessario per stare bene”. Poi però, il 29 marzo la situazione peggiora e Veronica si decide a chiedere aiuto. “Oltre alla tosse e all’affanno, peggiorano anche la febbre e la saturazione dell’ossigeno, che arriva a 88. Lo so perché a casa ho il saturimetro. Allora chiamo l’Ats di Milano. E parte la procedura, perché avevo dei sintomi abbastanza gravi. Mi dicono di contattare la guardia medica. Il medico mi fa uno screening telefonico e mi dice che sono un sospetto caso Covid-19. Lui stesso mi indica di chiamare immediatamente il 112 e di avvertirli dicendo che era stata proprio la guardia medica a dirmi di farlo. Così faccio. Chiamo il 112, il cui personale, sempre al telefono, in base a tutti i sintomi mi ‘diagnostica’ il Covid. Mi spiegano pure che il ceppo influenzale è sparito da tre settimane per cui il mio è sicuramente il coronavirus“.

Malata ma senza certezza

Veronica decide di rimanere in isolamento domiciliare. Dal 112 le dicono di stare in quarantena fino all’8 aprile, poi spariscono. “Dopo di che -continua Veronica- io non sento più nessuno”. È stata contatta solo dalla Croce Rossa per aiutarla con la spesa. La situazione sembra migliorare: “Dopo 9/10 giorni di sintomi – ricorda – mi sveglio una mattina e sembro guarita”. Poi, una brutta ricaduta allarma Veronica. “Domenica 5 aprile ritorna la febbre e lì mi si accendono un po’ di campanelli d’allarme. Perché mi rendo conto che la mia quarantena sarebbe dovuta finire dopo 3 giorni ma nessuno si era minimamente sincerato di capire se io avessi ancora la febbre e, quindi, se avessero dovuto prolungare la quarantena”. Preoccupata, si affida al Ministero della salute. “In quel momento la nuova febbre non supera i 37.2, e non riesco a capire se lo devo considerare un sintomo o no. Decido io quando posso uscire? Mi auto prolungo la quarantena? Mi sembrava tutto molto strano“.

Coronavirus, a Milano senza tampone

La risposta del Ministero della Salute è sconcertante: “Signora – riporta Veronica – non sappiamo che cosa stia succedendo a Milano. Lei deve avere immediatamente un tampone, perché finché lei non ha un tampone non può sapere se è positiva o negativa. Anche senza i sintomi potrebbe essere positiva fino a 20 o anche 30 giorni”. Così la donna si attiva ancora per cercare di avere il tampone. “Cerchi di farselo fare, assolutamente, perché lei finché non ha non uno ma due tamponi negativi non può sapere se è un pericolo per gli altri”. Quindi, si chiede preoccupata: “Chissà quante persone pensano di essere guarite e sono in giro mentre, invece, sono ancora positive perché non hanno avuto un tampone?”. Veronica, sentendosi abbandonata, decide di scrivere una lettera alla Regione Lombardia. “Mi dicono – racconta Veronica – che stanno facendo di tutto per attivare il servizio e poi, alle mie domande incalzanti su alcuni punti specifici, capisco che non hanno idea e si arrampicano sugli specchi. Tanto che a un certo punto mi dicono che il tampone non mi era stato fatto perché non avevo il medico di base qui a Milano“.

“Regione Lombardia non da risposte”

“Attivo anche tutta la procedura telefonica segnalata su ogni pagina della Regione Lombardia, dove ovviamente è anche scritto che i tamponi vanno fatti alle sole persone sintomatiche, come me. Perciò -prosegue Veronica- chiamo il numero verde della Regione, il Ministero della Salute, l’Ats di Milano, la guardia medica di Milano, il 112, la Croce Rossa e la Protezione Civile. Ognuna di queste grandi istituzioni mi dà un altro numero e mi risponde che loro non possono fare niente“. A tutti lei fa la stessa domanda: “L’8 aprile finisce la mia quarantena, ossia che io per legge e sulla carta, potrei uscire: andare al supermercato, a farmi il giro del palazzo, a buttare la spazzatura, sarei una bomba atomica e un pericolo per gli altri”. Tuttavia la risposta è sempre la peggiore: “Signora, purtroppo tamponi a Milano non se ne fanno. Lei deve considerare una decina di giorni da quando non ha più i sintomi. Poi valuti lei”.

Coronavirus, “Per la quarantena valuti lei”

“Come ‘valuti lei’? -Veronica non crede a ciò che le hanno detto- Io non sono un dottore, non sono un infettivologo, un virologo, non ho nessun tipo di competenza per valutare la situazione. E come me penso nessun cittadino di Milano possa valutare la situazione. E anzi, lasciare questa tipo di valutazione a noi cittadini, credo sia una cosa molto pericolosa. Ma voi vi rendete conto di quante persone pensano di essere guarite e sono in giro? Voi mi state dicendo che io non potrò mai avere un tampone, nessuno valuta quanto deve essere lunga la mia quarantena. E io in maniera autonoma devo decidere quando mi sento bene? Quando sarò guarita e penso di poter uscire?”. Veronica giunge a una conclusione: “Nel momento in cui non avrò più la febbre, in maniera autonoma, deciderò come e quando uscire. Io cittadina. Deciderò se, come e quando uscire. Potenzialmente usciamo e siamo ancora positivi e contagiosi, ma pare che di questa cosa non interessi a nessuno, per cui vi posso solo dire state molto molto molto attenti perché qui a Milano la situazione è molto molto grave e purtroppo nessuno ne parla“.