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Coronavirus, fase 2: test sierologici su 100mila persone e mascherine

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Dopo aver annunciato il proseguo delle misure di contenimento, il Governo inizia ad immaginare la fase 2: fondamentali i test sierologici.

Nella conferenza stampa di venerdì 10 Aprile, il premier Giuseppe Conte ha informato gli italiani del proseguo delle restrizioni fino al 3 Maggio. Ma nel frattempo, il Governo inizia a pensare alla fase 2. Fondamentale, per dare inizio ad una riapertura del paese, saranno i test sierologici.

Il Ministero della Salute ha però subito voluto chiarire un concetto fondamentale. Gli unici test sierologici da prendere in considerazione saranno quelli validati dall’Istituto superiore della sanità. Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha fatto sapere che dal mese di Maggio avrà inizio una grande inchiesta. L’obiettivo sarà la comprensione della diffusione del coronavirus nel nostro Paese. A questo proposito, verranno utilizzati solo i test sierologici che il Comitato tecnico scientifico riterrà affidabili e sufficientemente rapidi per potere realizzare la grande inchiesta su tutto il territorio italiano. Il primo campione da cui partire potrebbe essere di 100 mila cittadini.

Coronavirus: fondamentali per la fase 2 i test sierologici

“Dobbiamo muoverci in una logica di test sierologici solidi” ha detto il professor Locatelli “che diano risultati affidabili di comprovata utilità anche per la sicurezza del lavoro. Questo tipo di analisi sono la classica materia di pertinenza delle strutture sanitarie e del Sistema sanitario nazionale”. Il presidente ha poi continuato dicendo come debbano ancora essere messi a punto dei criteri per la campagna sui test sierologici, come il dimensionamento campionario e la raccolta dei campioni in riferimento ai laboratori che dovranno essere presenti in tutte le regioni.

Inoltre, è sempre più certo che nella fase 2 gli italiani dovranno uscire di casa soltanto a volto coperto. Gli esperti dell’Iss però ripetono che il mantenimento delle distanze e il lavaggio frequente delle mani rimangono le prime due azioni da tenere per evitare il contagio.

La convivenza con il coronavirus sarà quindi inevitabile. La domanda che però molti si fanno è la seguente: dato che le mascherine sono mono uso, in che modo si potrà avere una disponibilità per 60 milioni di persone al giorno? Questo è il problema che il comitato scientifico è chiamato a risolvere.