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Coronavirus, sfogo infermiera di Firenze: "Non ce la facciamo più"

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"Non ce la facciamo più": queste le parole di Sara, un'infermiera di Firenze, impegnata ogni giorno ad assistere anziani affetti da coronavirus.

Migliaia di medici in tutta Italia sono costretti a turni durissimi da più di un mese. Stress non solo fisico ma anche psicologico. Sara, un’infermiera che assiste gli anziani delle Rsa positivi al Covid-19 nel reparto creato ad hoc all’interno della casa di riposo di Montedomini, a Firenze, ha voluto sfogarsi. L’occasione si è presentata grazie ad una intervista rilasciata a La Repubblica. “I turni sono massacranti, non ce la facciamo più. Queste persone hanno bisogno di noi, ma è impossibile mantenere la lucidità a queste condizioni” ha detto.

Poi Sara ha descritto come si sviluppano le sue giornate. “Non hanno più né un inizio né una fine, non ci fermiamo mai”. L’infermiera spiega come ci siano giorni in cui inizia a lavorare nel pomeriggio (14-21) e riattacca al mattino (7-14) per poi rientrare nuovamente al lavoro per fare il turno di notte. Il personale è ridotto e sono costretti a fare questi turni. “Ci alterniamo in modo che in struttura sia sempre presente un infermiere e un paio di operatori socio-sanitari. Il problema è che non ce la facciamo a gestire tutti i pazienti da soli” dice Sara.

Coronavirus, lo sfogo di un’infermiera di Firenze

Da contratto è previsto che sia presente almeno un infermiere per 12 pazienti. Ma al momento nella struttura sono presenti 21 ospiti e i numeri salgono di giorno in giorno. Continua Sara: “Parliamo di persone anziane molto fragili e non autosufficienti che hanno il coronavirus. Sono qui perché gli ospedali, giustamente, hanno bisogno di posti letto liberi all’interno delle terapie intensive per coloro che stanno peggio”. Di fatto però, quella che era nata per essere una struttura di cure intermedie, è diventata un ospedale a tutti gli effetti pur non avendone le strumentazioni e le forze adeguate.

A questo punto Sara spiega in cosa consiste il suo lavoro. Inizia raccontando come, appena arriva alla struttura, indossa la tuta e ci rimane dentro per almeno sette ore consecutive senza poter bere o andare al bagno, quando il tempo di permanenza in quest’area non dovrebbe superare le quattro ore. In seguito, inizia a fare il giro dei letti, prepara la terapia per i pazienti e comincia le medicazioni semplici o avanzate, a seconda delle situazioni. Sara sottolinea che almeno 17 di questi ospiti hanno bisogno di un’assistenza totale h24.

La situazione ingestibile è stata denunciata. “Abbiamo provato a parlare con la cooperativa e, con il sostegno della Cgil, abbiamo inviato una lettera” racconta Sara. Ma in tutta risposta le è stato detto che la formazione era stata fatta “forse alludendo a un’ora di spiegazione su come indossare i dispositivi di protezione” e che i casi di doppio turno sono stati appena un paio e legati a fattori imprevedibili. Sara conclude ribadendo la situazione: “Ad oggi siamo appena quattro infermieri che ogni giorno devono tenere in piedi un reparto Covid in continua crescita come se fossimo in un ospedale”.