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Coronavirus, dopo l'emergenza sanitaria, scatta l'allarme suicidi. Ed era prevedibile

Coronavirus, aumentano i numeri dei suicidi

Aumentano i numeri dei suicidi, sia in Italia che all'estero a causa del Coronavirus. Ma l'emergenza psichica era prevedibile.

Una catena di suicidi ha accesso la spia d’allarme. L’emergenza sanitaria, legata alla pandemia di Coronavirus, sta facendo esplodere i problemi psichici. E con la crisi economica in arrivo la previsione è ancora più fosca: c’è il pericolo di vedere crescere ulteriormente i casi di persone che si tolgono la vita.

La fondazione Brf – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze ha messo nero su bianco la situazione in una ricerca che ha preso in esame precedenti emergenze, sia sanitarie che economiche. Su tutte spicca il caso della Grecia: dopo la recessione del 2009, c’è stato un incremento del 40% dei suicidi nella prima metà del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010.

Le cronache di questi giorni raccontano un trend preoccupante. La notizia di maggiore impatto è arrivata dalla Germania con il suicidio del ministro delle Finanze dell’Assia (uno dei Länd tedeschi), Thomas Schäfer, che non ha retto lo stress da pandemia.

L’emergenza suicidi in Italia

In Italia c’è stato un vero “focolaio” di morti per suicidio nella provincia Pisa: in pochi giorni quattro persone si sono tolte la vita. Ma la lista è lunga. C’è la storia del ragazzo senegalese di 25 anni che, a Milano, si è gettato della finestra del suo appartamento appena gli è stato comunicato di essere finito in cassa integrazione. Sempre nel milanese, a Rho, un uomo di 38 anni ha sparato alla moglie prima di puntare la pistola verso se stesso.

A Salza Irpina, in provincia di Avellino, due sorelle sono state trovate morte in casa. L’allarme riguarda anche chi è in prima linea contro la diffusione dell’epidemia: a Jesolo e Monza ci sono stati due suicidi di infermieri impegnati in terapia intensiva. “È sotto gli occhi di tutti la condizione e lo stress a cui i nostri professionisti sono sottoposti e di quanto sarebbe stato possibile fare in tempi non sospetti. E che ora riteniamo sia non solo logico e doveroso, ma indispensabile fare. Ne riparleremo quando l’emergenza sarà passata”, hanno commentato dalla Federazione nazionale ordine professionisti infermieristiche (Fnopi).

Lo studio della Fondazione Bfr

«La cronaca di questi giorni ha riportato una serie di notizie di atti suicidari giunti a termine. I gesti appaiono collegati alla situazione creata dal Covid-19», spiega a Notizie.it il presidente della fondazione Brf, Armando Piccinni.

Questi eventi vanno quindi contestualizzati: «Esistono – osserva l’esperto – numerosissimi esempi legati di ciò che ha fatto seguito a disastri naturali, a guerre, ad atti violenti e criminali sulle persone e sulle cose. Quello che segue il periodo in cui il trauma è stato messo in atto, è un periodo di rielaborazione e di paura in cui ognuno reagisce con il proprio temperamento e resiste con la propria resilienza».

La conclusione è netta: «Che i suicidi possano crescere numericamente è un rischio concreto se teniamo conto della gravità dei traumi che tante persone hanno subito dalla malattia propria, dalla morte dei propri cari, dal periodo particolarmente prolungato, dalla terra bruciata, dal punto di vista».

I dati sulla crisi economica parlano di una recessione in Italia pari al -9% del Prodotto interno lordo, secondo il Fondo monetario internazionale. Per Goldman Sachs, addirittura, il risultato sarà peggiore con una caduta superiore all’11% dell’economia italiana. Meno devastanti, ma comunque pesanti, sono le stime della Confindustria che parla di un -6% del Pil, in linea con Morgan Stanley che indica una flessione del 5,8%. Nonostante le differenze numeriche c’è una certezza: il 2020 sarà caratterizzato dalla recessione, con interi settori duramente colpiti, dal turismo alla ristorazione, dall’intrattenimento alla cultura.

Sulla base delle precedenti esperienze, lo studio della Brf disegna un quadro preciso. Il +40% di atti suicidi in Grecia resta un dato irraggiungibile, ma non è andata meglio in Spagna: la crisi è stata associata ad un aumento relativo dell’8% del tasso di suicidi, al di sopra della tendenza ordinaria.

Un effetto avvertito anche in Italia. «A riguardo – si legge nella ricerca della fondazione Brf – uno studio basato su dati relativi al periodo 2000-2010, ha stimato per l’Italia 290 suicidi e tentativi di suicidio per motivazioni economiche dovuti alla recessione. Non solo: tra il 2007 e il 2010, il numero di suicidi è cresciuto del 34% tra i disoccupati, del 19% tra gli occupati e del 13% tra le persone ritirate dal lavoro. È importante osservare, ancora, come per queste tre categorie, i suicidi siano diminuiti in tutto il periodo 1995-2008, per aumentare nei due anni seguenti».

La questione ha, peraltro, una dimensione globale: l’analisi della fondazione evidenzia che sono stati 4.884 i suicidi in eccesso nel 2009 rispetto al numero previsto in base alle tendenze precedenti (2000-2007) in 54 Paesi. C’è anche una disparità anagrafica: in Europa i suicidi superiori alla media si sono verificati negli giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, mentre nelle Americhe sono stati gli uomini di età compresa tra 45 e 64 anni a mostrare il maggiore aumento. L’elemento comune è uno: l’incremento è stato rilevato nei Paesi con bassi livelli di disoccupazione prima della crisi, in cui c’è stata quindi una maggiore di perdita di posti di lavoro.

A differenza della pandemia di Coronavirus, l’emergenza psichica è prevedibile. E si può preparare una risposta: «Per affrontare questa emergenza – sottolinea Piccinni – non servono farmaci che non abbiamo o vaccini che dobbiamo ancora mettere a punto. La Fondazione Brf ha elaborato un progetto di organizzazione e pianificazione delle risposte in collaborazione con numerose università italiane e ordini professionali, prevedendo l’azione di reti sociali e di volontariato».

Gli strumenti sono vari: «Punti di riferimento, di ascolto, di sostegno, ma anche solo di rassicurazione, di aiuto umano e di apertura affettiva può a volte essere sufficiente oltre che ad alleviare la pena a salvare delle vite umane e sventare un gesto estremo che a volte si concretizza con un atto impulsivo, che nasce da un momento di disperazione di buio e di solitudine», conclude il presidente della fondazione.

Al momento il progetto è sul tavolo del ministero della Salute guidato Roberto Speranza per una task force nazionale e sul tavolo della giunta della Regione Toscana per la task force regionale. E in queste ore anche altre Regioni si stanno interessando all’iniziativa.