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Coronavirus, Silvia Castelletti: "Turni estenuanti, si trattiene fame e sete"

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Ferite causate dalle mascherine e impossibilità di togliersi le protezioni per tutto il turno: il racconto di Silvia Castelletti, impegnata contro il coronavirus.

Turni estenuanti e difficili in cui non è concesso nemmeno mangiare, bere e andare in bagno: Silvia Castelletti, cardiologa dell’Auxologico di Milano racconta la sua esperienza da dottoressa in prima linea contro il coronavirus.

Coronavirus: l’esperienza di Silvia Castelletti

La giovane ha voluto spiegare nei dettagli come avviene l’inizio, lo svolgimento e la fine del turno, con particolare riguardo al rito di vestizione e alle protezioni indossate. Quello è infatti il momento di adrenalina più alta: “Tutti abbiamo negli occhi l’ansia di proteggerci bene, di eseguire correttamente tutti i passaggi: guanti, camice, secondo paio di guanti, occhiali, cuffia, mascherina, visiera, calzari, sovrascarpe… cerotti su cerotti per tenere tutto chiuso“. La persona che aiuta i medici a indossare tutti i dispositivi scrive poi nome e ruolo sul camice con un pennarello rosso per il riconoscimento. Dopodiché giunge il momento di andare in reparto.

All’inizio, ha raccontato, è come entrare in una bolla: tutti i suoni sono attutiti e per i primi 10-15 minuti non si vede niente perché la visiera si appanna. Poi piano piano si adegua alla temperatura e si inizia vedere qualcosa. Il turno poi avviene tra telefonate, visite ai pazienti, scambi di consegne con i colleghi. E nel frattempo “il naso fa sempre più male, la pelle viene tagliata dalla mascherina che non vedi l’ora di togliere per finalmente respirare“. In tutto ciò bere, mangiare e andare in bagno è impedito perché ciò implicherebbe denudarsi di qualche protezione. Che però sono un bene prezioso e “non ci si può permettere di indossarne di nuove“.

Poi il turno finisce e dà spazio alla svestizione, un altro rituale da fare con calma perché tutto ciò che si ha addosso è contaminato e non deve entrare a contatto con la pelle. “Finalmente togli la mascherina, il dolore di quando la stacchi dal solco sanguinante che ha creato sul naso è terribile. A nulla è servito il cerotto: il naso sanguina e fa male comunque. Ma almeno sei libera“. La stessa attenzione va prestata una volta che si torna a casa, perché il virus si può attaccare anche sui capelli. “E’ finita. Il turno è finito, la lotta è appena iniziata“.