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Coronavirus, Lopalco sulla riapertura: "I dati rimangono preoccupanti"

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L'epidemiologo Lopalco mostra alcuni dubbi sulla possibili riapertura il 4 maggio dopo il coronaviurs: i dati dei contagi rimangono preoccupanti.

Pier Luigi Lopalco ritiene che la ripartenza doveva essere programmata prima e che una riapertura troppo precoce potrebbe trasformare le aziende in piccoli focolai. Le rinunce imposte agli italian potrebbero essere vanificate qualora si attuino “scelte dettate da logiche che non tengono conto della gravità della pandemia”. In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, quindi, l’epidemiologo Lopalco frena sulla possibilità di riapertura a partire dal 4 maggio.

Coronavirus, Lopalco frena sulla riapertura

“Finché non torniamo ad avere il controllo della situazione – ha detto Lopalco – non possiamo ripartire”. La Lombardia ha proposto un piano per la riapertura basato sulle 4 D, ma ha dovuto effettuare un passo indietro di fronte al freno posto da Palazzo Chigi. I numeri dei contagi e dei decessi sono ancora troppo alti secondo Lopalco: la ripartenza sarebbe rischiosa e potrebbe portare a un secondo lockdown che “psicologicamente ed economicamente oltre che a livello sanitario sarebbe disastroso”. Il piano previsto da Attilio Fontana non sembra sufficiente secondo l’epidemiologo: “Servono certezze, altrimenti è un salto nel buio”.

Inoltre, nonostante il Sud sia stato colpito in maniera “marginale”, occorre tenere presente – ha proseguito Lopalco – che la “riapertura massiccia della produzione del Nord potrebbe compromettere anche l’equilibrio del Centro-Sud”. Lopalco esclude quindi una riapertura differenziata per Regioni e invita a mantenere alta la guardia: la riapertura il 4 maggio potrebbe non essere certa e nascondere rischi elevati.