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Coronavirus, come cambieranno i centri estetici dal 4 maggio?

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Coronavirus, cosa cambierà nei centri estetici a partire dal 4 maggio? Forte rischio abusivismo.

Come cambieranno i centri estetici nel post-coronavirus? È la domanda che in tantissimi si stanno facendo in questi giorni. E l’allarme arriva anche da chi, da ormai un mese, è costretto a restare a casa e a non poter più esercitare la propria professione. C’è chi ha lanciato una petizione online rivolgendosi direttamente al presidente Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per risolvere il problema dei centri estetici. “Abbiamo bisogno di essere ascoltati al più presto altrimenti rischiamo di non riaprire più, perché gli affitti corrono, le spese correnti anche”. Un appello accorato: “Dopo questo periodo di emergenza coronavirus – si legge nella petizione – molti di noi non potranno rialzare le serrande gravando notevolmente sulle spalle del governo aggrappandosi a redditi di cittadinanza e disoccupazione. La nostra è la voce della disperazione perché che dopo anni e anni di sacrifici e duro lavoro ci troviamo con le spalle al muro. Dietro un’estetista o un parrucchiere ci sono famiglie, figli che vogliono vivere e che ad oggi non riescono più neanche a sopravvivere”.

Coronavirus: come cambieranno i centri estetici

Dunque, come cambieranno i centri estetici? Rispetto ad altre attività, le misure anti-coronavirus sono di difficile applicazione in questa tipologia di lavoro professionale poiché: “È impossibile per un coiffeur o un centro estetico fare entrare un cliente per volta. Non è come dal fornaio o dal fruttivendolo: fare una tinta per capelli o una manicure impiega del tempo, anche una o due ore. E sostenere economicamente un’attività del genere con solo 6 o 8 incassi al giorno è impossibile”. Come fare dunque per il distanziamento? “Mascherine, guanti e gel disinfettanti sono essenziali, ci mancherebbe. Ma per ovviare alle misure di sicurezza tra le persone si potrebbero mettere, ad esempio, divisori in plexiglass tra un lavabo e l’altro: creare insomma all’interno del negozio una sorta di cabine, di divisori”, è una delle soluzioni pensate da Romina Paludi, estetista romana di Campo de’ Fiori.

Paludi, che ha lanciato la petizione online, parla anche degli aiuti economici: “Io sono la direttrice tecnica del centro, siamo a metà aprile e ancora non si è visto un euro. Mentre la titolare deve continuare a pagare l’affitto del negozio per intero, neanche uno sconto momentaneo, come se nulla fosse accaduto, come se a pandemia non ci fosse stata. Così, il canone per questo mese è rimasto tale e quale, la proprietaria dell’immobile è stata chiara: “O così o sciogliamo il contratto”. E tra le misure chieste al governo c’è anche quella di poter prendere, quando si riaprirà, degli stagisti, dando loro un rimborso spese. “Sarebbe utile per continuare ad andare avanti – conclude – non versargli per un periodo i contributi”.

Rischio abusivismo

Valerio Galeotti, responsabile CNA di Roma, a Fanpage rivela che la paura più grande è l’abusivismo: “Molti inizieranno a lavorare da casa per evitare di adottare tutte queste nuove misure. Questo non è solo un danno potenziale per la salute, ma anche un danno economico, perché si tratta di una concorrenza sleale. Le nostre attività sono state chiuse per legge. Però malgrado questo, molti continuano a fare e farsi fare capelli e massaggi in condizioni di poca sicurezza. A fare la differenza sarà la qualità del professionista: in questo concetto rientrano anche i canoni di tutela della salute”.