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Coronavirus, fase 2 per i negozi: ingressi contingentati e orari più ampi

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Nella fase 2 dell'emergenza coronavirus anche i negozi dovranno cambiare le loro abitudini: si pensa a ingressi scaglionati e a orari spalmati su più tempo.

Mentre continua il calo dei contagi da coronavirus, si pensa già a come progettare la fase 2 e a come iniziare a ripartire dopo il 3 maggio, data di scadenza del DPCM contenente le restrizioni anti contagio: quanto per esempio ai negozi, si sta ragionando di avere ingressi contingentati ma anche di ampliare l’orario di apertura in modo da evitare assembramenti.

Coronavirus: la fase 2 per i negozi

La regola base è infatti quella di ripartite ma nella garanzia del distanziamento sociale che riduca le occasioni di trasmissione dell’infezione. Una delle ipotesi più probabili messe in campo è quella che gli esercizi commerciali aprano a orari scaglionati magari anche meno usuali del solito. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha per esempio proposto di pensare a delle aperture serali.

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana aveva avanzato l’idea secondo cui si potrebbe lavorare su sette giorni a settimana invece che su cinque. Avendo quindi orari differenziati e spalmati su più tempo del solito, si potrà anche ridurre il numero di impiegati presenti contemporaneamente nei luoghi di lavoro.

L’obiettivo poi è quello di evitare che ci siano gli orari di punta e che quindi anche fuori dagli esercizi si formino lunghe code. Per questo è necessario rivedere complessivamente la mobilità delle città spalmando non soltanto i turni dei negozi ma anche quelli degli uffici così come dei traporti. Il grande problema da affrontare sarà infatti quello della limitazione della capienza dei mezzi su cui dovrà essere garantita la distanza interpersonale.