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Coronavirus, primo sciopero dello smartworking: tutto online

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Coronavirus, anche gli scioperi dallo smartworking sono online: il primo a Torino.

Il coronavirus ha introdotto in Italia un nuovo modo di lavorare: lo smartworking. Di conseguenza, tutto ciò che riguarda l’ambiente lavorativo è online. Compresi gli scioperi. E così hanno fatto i dipendenti di Scai Finance, azienda informatica del gruppo Scai del vice-presidente dell’Unione Industriali di Torino, Massimiliano Cipolletta.

Coronavirus, sciopero in smartworking

Trattative sindacali, assemblee coi lavoratori e decisioni tutte online, tramite videoconferenze e strumenti informatici: è la nuova frontiera dello sciopero durante la quarantena. E così il 23 aprile 160 dipendenti della Scai Finance attueranno 4 ore di sciopero dallo smartworking. L’azienda, a detta dei lavoratori, ha messo 24 di loro in cassa integrazione a zero ore mentre la richiesta dei dipendenti era di “spalmare” il provvedimento a rotazione su tutti. Ma il problema, per Fiom Cgil e Filcams Cgil che seguono la trattativa, è che l’elenco dei lavoratori sarebbe stato compilato sulla base di una “lista nera”.

Coronavirus, gli scioperi organizzati online

“I lavoratori di Scai Finance e le loro rappresentanze sindacali ritengono inaccettabile -scrivono i sindacati- l’atteggiamento dimostrato dall’azienda durante l’avvio della cassa Integrazione per Covid19. È incomprensibile -proseguono- l’attivazione della cassa integrazione per un numero così esiguo di persone, 24 su 160, che comporta una riduzione dei costi ridicola rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere con l’applicazione dell’ammortizzatore sociale su un numero decisamente più elevato di colleghi, con minima riduzione dell’orario di lavoro e minima perdita di salario”. Al via della cassa integrazione che interesserà i 24 dipendenti – spiegano Fiom e Filcams – l’azienda ha negato l’anticipo di quanto corrisponderà l’Inps, la rotazione tra i dipendenti e l’integrazione al salario di chi rimarrà a casa, creando una sorta di “lista nera” di lavoratori discriminati. “Per questo motivo – concludono i sindacati – il mancato accordo sindacale sull’erogazione dell’anticipo dell’indennità di cassa risulta ancora più iniquo e ingiustificato: la ridicola riduzione dei costi per l’azienda si contrappone ad un impatto economico devastante per i colleghi coinvolti dalla cassa e le loro famiglie”.