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Coronavirus e trasporti pubblici: come cambieranno con la fase 2?

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Coronavirus, come cambieranno i trasporti pubblici durante la fase 2 in Italia? Tutte le misure paventate.

Per far ripartire la produzione si deve attuare un piano che coinvolga anche i trasporti pubblici durante la fase 2 di convivenza con il coronavirus. Sono milioni gli italiani che, quotidianamente, – in condizioni di normalità – si recano a lavoro con autobus, metropolitana o treni. L’area più densamente popolata di pendolari è certamente la regione lombardo-veneta che, però, è anche la più colpita dalla pandemia coronavirus. Perciò, è interessante andare a capire come cambieranno i trasporti pubblici durante la fase 2.

Dal 4 maggio – data del possibile termine del lockdown – vetture e vagoni saranno a numero chiuso. Con ingressi contingentati e consentiti, laddove possibile, solo dalla porta anteriore, per controllare che non si superi la capienza massima imposta dal rispetto delle distanze di sicurezza. È al vaglio delle aziende di trasporti pubblici anche la possibilità di installare, sui propri mezzi, un conta-persone.

Le ipotesi del governo

La parola d’ordine è distanziamento sociale. Anche sui mezzi del trasporto pubblico, quindi, sarà necessario garantire la distanza di almeno un metro tra un passeggero e l’altro su bus, metro e tram. Per questo è possibile che dal prossimo 4 maggio – data ipotizzata per la riapertura – i mezzi pubblici diventino a numero chiuso e le corse potenziate. Verrà introdotto l’obbligo per gli utenti di indossare mascherine e guanti monouso, mentre le aziende del trasporto pubblico potranno installare distributori e dispenser in prossimità di stazioni e fermate.

È infine allo studio l’apertura stabile delle zone a traffico limitato per alleggerire la rete di bus e metropolitane e per favorire i trasferimenti con mezzo proprio

Trasporti pubblici e coronavirus: cosa cambia

A fare il punto della situazione su come potranno cambiare i trasporti pubblici, durante la fase 2 del coronavirus, è il MIT nella persona di Paola De Micheli. La titolare del Ministero spiega come: “Non possiamo più immaginare che milioni di persone si muovano tutte insieme tra le 7.30 e le 9.30, non ce lo possiamo permettere sinché non troviamo il vaccino”. Il piano del governo sulla mobilità urbana è: “Abbiamo in testa di potenziare il servizio del trasporto pubblico, perciò dobbiamo immaginare un modello organizzativo della società completamente diverso basato su una modifica delle frequenze negli orari di punta e degli orari di lavoro”.

“Stiamo provando a immaginare di fare una sperimentazione estiva in alcune aree dell’Italia”, ha aggiunto la De Micheli. Insomma, il post-coronavirus cambierà la vita dei mezzi di trasporto pubblici: nessuna distinzione se su ferro, su gomma, navi o aerei. Questi mezzi, infatti, potranno essere riempiti al massimo al 60%. La titolare del MIT evidenzia come: “La prima misura di sicurezza è il distanziamento sociale”. Senza trascurare il fattore umano: “Stiamo anche pensando alla presenza di persone che aiutino a evitare di salire i passeggeri quando è stato raggiunto il numero massimo consentito. Dai controllori ai buttafuori, ma in divisa da tranviere”.

Percorsi unidirezionali e controllo temperatura

Inoltre, la De Micheli ha anche anticipato che, con la riapertura delle attività lavorative, verranno comunicate speciali disposizioni per quanto riguarda metropolitane e autobus: ospite al Tg2 Post su RaiDue, la ministra ha spiegato che in merito agli spostamenti sui mezzi pubblici il governo prevede percorsi unidirezionali e il controllo della temperatura.