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Coronavirus, come riapriranno gli studi professionali nella fase 2

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Coronavirus, come sarà la riapertura degli studi professionali durante la fase 2? Cosa potrebbe cambiare per i professionisti italiani.

Coronavirus e fase 2, punto interrogativo su come riapriranno gli studi professionali. Nel mercato del lavoro sono, forse, coloro che ne hanno risentito un po’ di più: spesso e volentieri, infatti, si tratta di liberi professionisti a partita Iva senza tutele e senza un compenso fisso. Gli avvocati guadagnano dalle parcelle, così come i commercialisti o gli agenti assicurativi e immobiliari che possono incassare solo al momento di prestazioni fornite. E se queste prestazioni sono impossibili da realizzare – come la vendita di un appartamento – si finisce con incassare “zero”. Certo, tra i vari studi professionali è corretto fare una distinzione: c’è chi ha continuato a lavorare, forse anche aumentando la propria mole, durante la fase 1 di coronavirus grazie allo smart-working. Ma adesso, in vista di un ritorno verso la normalità, come riapriranno gli studi professionali?

Coronavirus, studi professionali e fase 2

Studi professionali e fase 2, come riapriranno? Ciò anzitutto comporterà il riesame del modo di applicare la Sorveglianza Sanitaria negli ambienti di lavoro, prevista dal TUSS (Testo Unico Sicurezza e Sanità) e il conseguente aggiornamento di documenti, processi e incarichi che comportano il trattamento di nuovi dati sensibili, la loro sicurezza, fisica e informatica come da Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e i Provvedimenti dell’Autorità Garante.

Gli studi professionali sono consapevoli: “È del tutto chiaro che la ripartenza dovrà essere ordinata, con assoluta garanzia della totale sicurezza dei lavoratori e di ciascun cittadino, ma è altrettanto evidente la necessità impellente di fare quanto assolutamente indispensabile, al fine di evitare un collasso irreversibile del nostro sistema economico e sociale”.

Dunque, aziende, studi professionali, enti pubblici, a prescindere dalle dimensioni dovranno comunque ridisegnare le proprie organizzazioni per ripartire. I professionisti dovranno rispettare le norme igienico-sanitarie: distanziamento sociale, niente baci, abbracci, strette di mano e distanza di sicurezza di almeno un metro, l’uso di dispositivi di protezione individuale saranno misure certamente rimodulate ma dureranno ancora a lungo. Ed è per questo che bisogna capire come faranno a riaprire gli studi professionali.

Avvocati e fase 2: cosa cambierà

Gli avvocati sono già sul piede di guerra per alcune restrizioni relative alla fase 2 da coronavirus. La fase 2 per la giustizia pensata dal ministero della Giustizia non piace a penalisti e al Garante della Privacy che ha scritto al Guardasigilli, Alfonso Bonafede. Ci sono i processi urgenti celebrati senza la presenza di giudici e delle parti nella stessa Aula, ma con ciascuno collegato da remoto. E poi camere di consiglio, quelle in cui si prendono le decisioni, tenute a distanza dai giudici dello stesso collegio. Oltre l’utilizzo delle pec anche nel processo penale per il deposito di atti e documenti.

Questa ipotesi, che dovrebbe andare dal 12 maggio al 30 giugno, suscita le perplessità dell’Unione delle Camere penali e sotto il profilo della privacy anche di Antonello Soro. Da quando è scoppiata la pandemia coronavirus vengono celebrate solo le urgenze, sia nel settore penale, che in quello civile. Un blocco insostenibile se dovesse proseguire ancora per mesi perché equivarrebbe alla sostanziale paralisi della giustizia. Ed è per questo che si ragiona su come ripartire in condizioni di sicurezza, senza mettere a rischio il diritto alla salute di tutte le parti del processo. Ma la strada sembra comunque tracciata da un emendamento del governo al decreto Cura Italia, che appunto prevede udienze, camere di consiglio, e anche atti di indagini preliminari da remoto.

Studi professionali e fase 2: i commercialisti

I commercialisti sono consapevoli che cambierà anche il loro modo di lavorare. La crisi economica comporterà un’importante riduzione di pratiche. In questi ultimi 50 giorni in molti hanno lavorato in smart-working e ciò continuerà a essere possibile per tutte quelle scadenze prossime relative a dichiarazione dei redditi, 730, 740, Modello Unico. Basterà che i clienti inviino per Pec i propri documenti e sarà compito dei commercialisti realizzare il tutto. Per recarsi in ufficio bisognerà prendere un appuntamento telefonico e si dovrà andare solo per comprovati motivi di urgenza. Un esempio: i patronati potrebbero richiedere la presenza dei clienti per firmare, poiché sprovvisti di firma digitale, documenti importanti come una richiesta di pensione.

Il mercato immobiliare: cosa cambierà

Altro punto dolente per la fase 2 da coronavirus è quello che riguarda le agenzie immobiliari. Oltre a un modus operandi da ripensare completamente, bisogna fare i conti con quella che potrebbe essere la nuova crisi del mattone. Sarà più difficile avere prestiti dalle banche, mentre le surroghe restano sul tavolo. I prezzi potrebbero diminuire, favorendo gli acquirenti. Le compravendite risultano in calo di oltre 100 mila unità. Ma non è esclusa una ripartenza veloce delle quotazioni, a cominciare da Milano che prima dell’emergenza le aveva in salita. Bisognerà, però, riuscire a trovare nuovi metodi per poter acquisire gli appartamenti da mettere in casa. Il processo digitale di questa professione aumenterà imponentemente.

Cosa faranno gli agenti assicurativi

Per gli agenti assicurativi il mercato non si è praticamente fermato. Anzi, la possibilità di lavorare da casa esisteva già da prima di questa crisi dovuta all’emergenza sanitaria. Tant’è che, numeri alla mano, il mercato delle Rc Auto è stato uno dei pochi a tenere botta negli ultimi 60 giorni: più di sette italiani su dieci hanno rinnovato o rinnoveranno regolarmente l’assicurazione auto, nonostante il lockdown per l’emergenza coronavirus.

Lo rileva un’indagine di Nielsen Media Italia per Prima Assicurazioni, realizzata su un campione di titolari di polizze in scadenza tra febbraio e giugno 2020. Il 71,4% afferma quindi che non intende rinviare o non ha rinviato oltre la scadenza il rinnovo della polizza sulla prima auto; la percentuale sale al 73% se si considerano i proprietari di seconde auto.

Ingegneri e architetti: la loro fase 2

Cosa cambierà per ingegneri e architetti durante la fase 2 da coronavirus? Ogni attività produttiva “dovrà predisporre un piano di sicurezza anti-contagio, in cui definire qualitativamente e quantitativamente le misure da adottare”, che “dovrà esser pensato come un documento dinamico e scalabile, in grado di recepire tempestivamente le previsioni del comitato tecnico scientifico, o della ‘task force’ Covid-19”, mentre “la quantificazione dei costi delle misure anticontagio sarà riportata nel piano, in riferimento a listini ufficiali ovvero a preventivi forniti dal datore di lavoro”.

Sono punti dell’iniziativa messa nero su bianco dal Consiglio nazionale degli ingegneri per la ‘fase 2’ (quella della riapertura di realtà produttive, tra cui i cantieri) post-emergenza Coronavirus, e inviata al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Gli ingegneri italiani, recita una nota, “sono certi che proprio nei momenti di congiuntura sanitaria, economica e sociale come quelli che stiamo vivendo, oltre che per scongiurare il rischio di un “contagio di ritorno”, sia necessario affidare a professionisti responsabili e qualificati l’onere di garantire il puntuale rispetto dei protocolli anticontagio per aziende e cantieri.