> > Coronavirus, il 25% dei pazienti è ricoverato: l'ospedale torna a respirare

Coronavirus, il 25% dei pazienti è ricoverato: l'ospedale torna a respirare

Coronavirus: il dramma in rianimazione negli ospedali

Mentre all'inizio era il 60% dei pazienti ad essere ricoverato, ad oggi solo il 25% dei positivi si trova in ospedale: i reparti iniziano a respirare.

L’ospedale può tornare a respirare: in Italia, infatti, si è passati dal 60% dei pazienti ricoverati per coronavirus al 25% attuale. Un risultato che, come rivelano gli esperti, fa pensare che il virus si sia indebolito. nulla è confermato, ma sono in corso opportuni studi e accertamenti. Quel che è certo è che il picco in Italia è superato e che il numero di ricoveri nelle terapie intensive è in lenta diminuzione. Rimane invece elevato il numero dei decessi per coronavirus, che qualcuno ritiene possa derivare dall’età media e dalle patologie pregresse dei pazienti. Come stanno ad oggi gli ospedali?

Coronavirus, calano i pazienti in ospedale

Quasi 3 pazienti su 4 ad oggi sono in condizioni tali da essere curati attraverso l’isolamento domiciliare. Ciò significa che rispetto al 13 marzo, quando il 60% dei malati era in ospedale, ad oggi solo il 25% dei pazienti coroanvirus viene ricoverato. Le strutture quindi tornano a respirare e possono dedicarsi con attenzione alla cura dei malati. Quel che è cambiato riguarda anche il modo di fare i tamponi: prima venivano realizzati solo sulle persone che presentavano sintomi gravi. Ad oggi, invece, si valutano anche le persone asintomatiche. Dunque, la percentuale dei tamponi positivi rispetto al 25% di un mese fa oggi è scesa al 5%.

Francesco Le Foche, responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia de Policlinico Umberto I di Roma, spiega una possibile strategia per evitare il sovraffollamento degli ospedali. “La terapia deve essere iniziata a casa”, ha spiegato. “All’inizio il numero enorme di persone che avevano bisogna di terapia intensiva, è stato frutto del fatto che tanti pazienti erano rimasti molti giorni sì a casa, ma senza terapia”. Questi pazienti “sono arrivati così contestualmente tutti in pronto soccorso, con patologie importanti, e questo ha stressato il servizio sanitario”.

Oggi, però, attraverso i tamponi, il distanziamento sociale e il lockdown stiamo cercando di contenere il virus.