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Coronavirus, l'infermiera in trincea: "Mia figlia, la mia forza"

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Coronavirus, il racconto di un'infermiera in trincea. Ilenia Mele rivela: "I segni delle mascherine scompaiono, quelli dell'anima no".

Coronavirus, il toccante racconto dell’infermiera. Il virus ha cambiato la vita di tutti, soprattutto del personale sanitario. Come rivela Ilenia Mele, infermiera di terapia intensiva, alla Maria Pia Hospital, in Regione Piemonte. Da quando è iniziata l’emergenza la sua vita è stata stravolta, così come quella di tutti i suoi colleghi e di chi gli sta vicino. Al Corriere della Sera racconta tutte le emozioni di questi ultimi sessanta giorni: “La situazione sembrava drammatica all’inizio, ma non ci aspettavamo mai qualcosa di simile”. Ilenia, oltre che infermiera, è mamma di Alice, bimba di 2 anni. “Io non ho scelto di andare a dormire in un hotel, anche se la clinica ce ne aveva messo a disposizione uno, perché la mia Alice ha solo due anni. Non sapevo e non so nemmeno quanto avrei dovuto rimanere lontano da lei. Quindi da questo punto di vista poco. Ma, certo, per molti aspetti è cambiata la mia vita”. I ritmi sono serratissimi: “Sei ore di turno, due docce al giorno, due lavatrici. Tutto per poter riempire di baci mia figlia”.

Coronavirus, il racconto dell’infermiera

Negli ospedali coronavirus, come racconta Ilenia, si possono fare turni solo da sei ore: “Di più, in un reparto covid, sarebbe impossibile. È la stessa durata delle mascherine filtranti. Prima facevamo turni di 12 ore, lo avevamo scelto noi con una buona compensazione con i riposi, ora lavorare la metà sembra niente, ma assicuro che stare sei ore con i dispositivi di protezione personali è molto faticoso”. Quindi, quando termina la giornata lavorativa corre a fare una doccia nello spogliatoio “Ci sono sempre state, ma non le usavamo”, poi arriva a casa. Prima di entrare, però, tutte piccole accortezze: “Lascio le scarpe fuori e vado subito nel bagno di servizio, che ora uso solo io. Mi svesto, metto tutti i vestiti in lavatrice e mi faccio un’altra doccia. A quel punto mi sento sicura”.

Il pensiero è sempre rivolto alla sua piccola Alice, la forza che la sta aiutando a non mollare in un periodo di fortissimo stress psicologico: “Lei è sempre attaccata a me, cerco di darle meno baci, un po’ le ho spiegato, ma è molto difficile. Così mi sono creata questa nuova routine: non mi pesa nemmeno più, serve per la salute. E i nonni non li vediamo più da un mese e mezzo”. Però Ilenia si reputa anche fortunata: “Con mio marito siamo riusciti a organizzarci, io faccio quasi sempre i turni di notte così che lui possa lavorare”.

“Siamo negativi”

L’infermiera del reparto coronavirus non ha dubbi: “I segni della mascherina dopo un’ora spariscono, gli altri li porteremo dentro per sempre. Questa vicenda ci ha segnati tutti nel profondo: c’è molta sofferenza. Io cerco di mettermi nei panni dei parenti. E sono sincera: fossi al loro posto, non ce la farei”. Una situazione straziante: “La lontananza dai parenti, la loro impossibilità nel poter dare un ultimo saluto ai propri cari”. Intanto, Ilenia – così come tutti i suoi colleghi – si è sottoposta ai test sierologici: “Siamo negativi, il virus non lo abbiamo preso. Dobbiamo ringraziare la struttura che non ci ha mai fatto mancare i dispositivi e ha cercato di limitare anche l’aggregazione del personale negli spogliatoi”.