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Coronavirus, Ippolito: "Lombardia ha pagato una sanità poco presente"

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Il direttore scientifico dello Spallanzani Giovanni Ippolito sulle pagine del Messaggero ha espresso la sua opinione sulla sanità lombarda.

Intervistato dal Messaggero, Il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma e membro del comitato tecnico-scientifico Nazionale Giovanni Ippolito ha espresso la sua opinione sulla gestione sanitaria attuata da Lazio e Lombardia in chiave coronavirus. Ippolito in conclusione invita alla cautela, ritenendo ancora troppo avventata l’apertura delle Regioni alla Fase 2.

Coronavirus, Ippolito: “Lombardia sopresa dall’ondata”

Scienziati di tutta Italia in questo periodo si confrontano ed esprimono la propria opinione sulla gestione sanitaria del contagio da coronavirus, e chi meglio di Giovanni Ippolito, tra i membri del comitato scientifico nazionale, poteva illustrare la situazione attuale nelle regioni più colpite, come la Lombardia.

Intervistato dal Messaggero, il direttore scientifico dell’Ospedale Spallanzani di Roma ha così descritto la situazione sanitaria, giustificando il comportamento iniziale dei medici: “Ci ha sorpreso la velocità, quando c’è stata la percezione di quello che stava accadendo già circolava probabilmente da settimane nel mondo. Non solo in Italia. Si è sovrapposto alla circolazione dell’influenza. Molte sono sembrate polmoniti influenzali, ma nessuno ne sapeva l’esistenza, non abbiamo sbagliato nulla in particolare”.

Lombardia sorpresa

Procedendo con l’intervista, il direttore dello Spallanzani abbozza un confronto tra Lazio e Lombardia: “Nel Lazio abbiamo avuto la fortuna di trovare i casi dei due turisti cinesi e di occuparci del ragazzo rimpatriato da Wuhan, oltre ad avere a disposizione una struttura come lo Spallanzani abituata da decenni ad affrontare le epidemie che ha avuto un grande supporto dalla Regione. Da noi la Regione ha sposato una metodologia di lavoro basata sui dati”.

Diametralmente opposto il giudizio sulla gestione attuata dalal Lombardia “La Regione è stata devastata da una ondata che non era quella che si aspettavano, penalizzata dallo spostamento di popolazione e soprattutto da un modello organizzativo con poca sanità sul territorio“.

Troopo presto

In conclusione, anche non poteva mancare la consueta opinione sulla riapertura precoce dell’Italia in termini economici, forse ancora troppo immatura per Ippolito: “Le regioni non devono aprire sotto la pressione dei media o dell’economia, che pure è essenziale, ma sulla base dei dati, senza cedere all’ottimismo del momento.

“Abbiamo ogni giorno più di 400 morti. Vaccino? un farmaco efficace per ora non c’è e non possiamo sapere davvero se il caldo ci aiuterà nei prossimi mesi”.