> > Coronavirus, per la fase 2 il Governo stabilisce quali sono gli affetti che c...

Coronavirus, per la fase 2 il Governo stabilisce quali sono gli affetti che contano

Bacio hayez Coronavirus

Molte le critiche alla conferenza stampa di Conte sulla fase due: una di queste è laver stabilito una hit parade degli affetti che contano.

Una vera e propria hit parade degli affetti che contano davvero e su cui si doveva intervenire, lasciando intendere che per altre forme di affetto la legge non ha previsto coperture, etiche ed operative. È sconcertante la banalizzazione comunicativa, in termini e polpa della legge, che un governo come quello che abbiamo, a sedicente trazione progressista, dà alla categoria dei “familiari” e dei “congiunti”. E la conferenza stampa del premier sulla fase due ne è stata totem assoluto.

Il governo e la graduatoria degli affetti che contano

Il voluto lassismo lessicale nell’indicare i medesimi, lasciando intendere che possa trattarsi solo di genitori, coniugi o figli, denota due tipi di disattenzione, dolosissimi entrambi. La prima verso uno stato (per fortuna) laico, in cui esistono famiglie affettivamente legatissime che sono state separate da questa tragedia e che hanno bisogno di un temporaneo e cautelare ricongiungimento come e più di molti sistemi affettivi convenzionali o ‘ex sanguine’. La seconda, peggiore e maggiorata, che ha portato queste bizantine meningi governative a non capire che proprio sul piano della comunicazione di pancia il distinguo andava specificato.

Perché, posto anche che sia un fatto implicito nel merito dell’azione legislativa in atto dal 4 maggio, dirlo chiaro quando parli alla nazione è una forma di attenzione e rispetto: che paga, che è giusta, che paga perché è giusta e che toglie dall’impiccio grosso di essere stati quelli che hanno stilato una ‘graduatoria dell’affettività’. Perché, signori del Governo carissimi, molti fra di voi a tempo e vendemmia elettorale debita si sono sciacquati la bocca con le Unioni Civili, e con le conquiste civili, e con tutto il cucuzzaro delle coppie di fatto e dei valori parificati di fronte ad etica e diritto di quello che rappresentavano.

E su quelle cose, egregi legiferatori, ci avete colato bava come mastinucci da polpaccio quando dovevate fare il contropelo agli avversari a ridosso dell’urna elettorale. Poi però dite in fregola generalistica che nonnò o mammà le puoi andare a trovare, ma non trovate il tempo per dire se chi ha il cuore oltre il cartello di benvenuto di dove abita rientra nella categoria dei privilegiati della fase uno e tre quarti oppure deve scegliere fra abbozzare o indossare il mephisto e andare per fossi come un incursore.

Il problema era dirlo, dirlo solo perché è evidente che, tolto qualche tontacchione in divisa che per fortuna sarà eccezione di specchiata categoria, la nuova voce dell’autocertificazione sarà estensiva; altrimenti dopo un po’, esimi governanti, vi ritrovereste addosso la Consulta, Covid o non Covid. Anche perché, in un universo a se stante in cui si è proceduto ad incasellare per categorie tutto ciò che andava rubricato in tema di rapporto fra pandemia e società, avete dimenticato la categoria basica, quella più essenziale: la famiglia, non la famiglia di Dio Patria e Famiglia che tanto vi vellica lo sturbo, ma la famiglia come sistema complesso di affetti che non necessariemnete deve avere il suggello della burocrazia.

Come se gli affetti che il virus ha spartito a calcioni fossero solo figli del sangue o del cornacchione che te li ha certificati incensandoti il grugno, come se la legge avesse ombrelli per molti ma non per tutti anche se piove dappertutto, come se fossimo nell’Italia di De Pretis e dei capi famiglia coi favoriti e le briciole di tabacco sul gilet. Nella più parte dei casi la forma è sostanza presidente Conte, e lo speaker è come il fante in trincea: se sbaglia è il primo a pagare.