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Fase 2, Crisanti: "No a riapertura totale, si rischiano altri focolai"

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L'esperto Andrea Crisanti si è mostrato scettico su una riapertura totale delle atività perché potrebbero formarsi nuovi focolai.

Il virologo Andrea Crisanti ha affermato che un una riapertura totale nella fase 2 sarebbe sbagliata e dannosa dato che i numeri dei contagi non si sono stabilizzati ma sono uguali a quelli registrati durante il lockdown. Il rischio è dunque quello che si possano creare nuovi focolai e dare il via ad una seconda ondata.

Fase 2: Crisanti sulla riapertura

Sembrano decisioni prese più sulla scorta di spinte emotive e di interessi di parte che sui numeri“. Così l’esperto ha definito le affermazioni di chi vorrebbe una riapertura totale il 4 maggio 2020. Questo perché, volendo correre il rischio della formazione di nuovi focolai, bisognerebbe avere gli strumenti per individuarli tramite diagnosi per telefono, geolocalizzando i casi e capendo se in un’area si sta formando un cluster. In tal caso si dovrebbe circoscrivere e chiudere il territorio facendo tamponi a tutti come a Vo Euganeo.

Cosa per cui però l’Italia non sembra attrezzata. Secondo lui infatti sarebbero stati spesi moltissimi soldi per i test sierologici che però possono soltanto dire se una persona è venuta a contatto con l’infezione, non se ce l’ha in un dato momento. E nemmeno se è guarita o può contrarre di nuovo la malattia.

Quanto all’app Immuni che dovrebbe essere operativa da maggio, l’ha definita inutile senza la capacità di effettuare test su tutta la popolazione. Dato che, come secondo tutti gli esperti, i casi positivi reali sarebbero molto più di quelli ufficiali, “se ognuno vede dieci persone al giorno ci sarebbero migliaia di nuovi contatti, tracciati dalla app, che andrebbero verificati con un tampone“. Dunque la domanda legittima: “Siamo pronti a fare centinaia di migliaia di tamponi al giorno?“.