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Coronavirus, Ranieri Guerra (Oms): "Mostro aggressivo, sappiamo poco"

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Il direttore aggiunto dell'Oms Ranieri Guerra ha parlato della possibile evoluzione del coronavirus, senza nascondere preoccupazione.

Intervistato dal Corriere della Sera, il direttore aggiunto dell’OMS Ranieri Guerra ha provato ad illustare possibili scenari futuri sull’evoluzione dell’epidemia da coronavirus, mostrando ancora molto scetticismo sui dati raccolti in questi mesi.

Coronavirus, l’allarme di Ranieri Guerra

Il Coronvairus è un mostro molto aggressivo, e purtroppo conociamo ancora poco di lui“. Così ha dichiarato il direttore Ranieri Guerra.

Nel corso dell’intervista intervista, Guerra affronta il tema ancora con un po’ di preccupazione e scetticismo e, proprio mentre si discute di fase 2 e riaperture, ammette: “Non sappiamo come possa evolversi l’epidemia, ma dobbiamo considerare che il nuovo coronavirus è un ospite molto scomodo e difficilmente cederà. Convivere col virus significa cercare un adattamento progressivo con un germe nuovo, sperando che nel tempo diventi meno aggressivo, ma senza averne la certezza“.

Il mostro

“Non sappiamo quanto ha colpito finora in Italia, per questo svolgeremo indagini coi test rapidi sierologici- continua Guerra– I risultati arriveranno a fine maggio e forniranno nuovi elementi di valutazione. Sulla base dell’esperienza della Cina sappiamo che i pazienti positivi ma asintomatici sono circa l’80-85%”.

Il direttore, nonchè membro dello staff tecnico scientifico del Governo, ha lanciato un nuovo allarme sulla pericolosità del virus: “Il virus attacca l’intero sistema, non solo i polmoni, arriva nell’endotelio vascolare, è causa di patologie neurologiche importanti, attacca selettivamente in base a età e sesso. Non abbiamo idea di cosa altro possa causare, lo scopriamo giorno per giorno. È un mostro“.

L’evoluzione

Sul piano della prevenzione, Ranieri guerra commenta così la predispozione di modelli matematici finalizzati a prevedere l’evoluzione del virus: “Sono l’unico strumento che abbiamo, al momento inizia ad esserci una progressiva convergenza di tutte gli studi di simulazione internazionali che però lavorano basandosi su un denominatore fittizio. Il vero denominatore sarà frutto dell’indagine sierologica che darà ai modelli aderenza alla realtà. Scopriremo il vero grado di letalità e perché la Lombardia abbia un tasso tanto elevato”.

A proposito della Lombardia, il direttore vuole fare chiarezza: i cittadini lombardi “non sono untori, ma vittime: smettiamo di dare addosso, vanno aiutati e supportati in ogni modo. Probabilmente, manca un’indagine accurata sulla genetica del virus. Ora possiamo ricostruire, tramite il sequenziamento, l’albero filogenetico: in poche parole, come è arrivato in Italia, chi l’ha portato e come si è diffuso. Tracciare i comportanti è importante, e mi auguro di poter eseguire al più presto almeno 150mila tamponi“.